“Sentenze da godere” da La Stampa del 7 11 2014

7 novembre 2014 di: Massimo Gramellini

Una delle cose che non perdonerò mai a Berlusconi è di averci costretto per vent’anni a solidarizzare con una categoria, i magistrati, che era sempre stata una delle più invise ai cittadini comuni, forse con qualche ragione (fatti salvi gli eroi e le persone perbene, presenti in ogni mestiere). Quando il potere burocratico rilascia le sue caratteristiche fragranze Supponence e Arrogance produce decisioni come quella del Tribunale Supremo (Supremo!) di Lisbona, che ha drasticamente ridotto il risarcimento danni alla signora cui un errore medico – la recisione di un nervo – aveva tolto per sempre la possibilità di trarre godimento dall’attività sessuale. La motivazione dei parrucconi portoghesi è che la signora ha già avuto due figli e compiuto cinquant’anni, «età in cui la sessualità non ha più l’importanza che aveva da giovani».

L’olezzo di queste parole è percepibile anche a migliaia di chilometri di distanza. L’allusione ai figli lascia intendere che la signora ha già svolto il compito riproduttivo per cui le femmine sono state create dalla biblica costola. Mentre il riferimento ai 50 anni, messo per iscritto da un consesso di maschi ultracinquantenni, significa che oltre le colonne d’Ercole della menopausa la donna non è più programmata per ricevere piacere e nemmeno per darne, come ben sanno i coetanei dei giudici, che infatti vanno a cercarlo nelle amanti più giovani. Perché invece il maschio gode e fa godere a tutte le età: lo ha stabilito lo stesso Tribunale (Supremo!) in un’altra sentenza che non ha ridotto il risarcimento a un sessantenne con problemi di erezione a causa di una errata operazione alla prostata.

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