con la cultura si contrasta la violenza sulle donne

25 novembre 2014 di: Marcella Geraci

Dall’Iran all’Emilia Romagna e in tutte le città del mondo. Una donna viene impiccata per aver tentato di resistere al suo stupratore, un’altra riceve ottanta coltellate dal marito, suicida dopo aver commesso il delitto. Per colpire la compagna poi, qualcun altro se la prende coi figli in quello che viene spesso definito un raptus di follia. Viene allora spontaneo chiedersi se la sentenza emessa dal tribunale iraniano sia un raptus o se lo siano i maltrattamenti e le violenze subite da donne e bambini al chiuso delle mura domestiche. O se sia per un raptus che il nostro paese fatichi a registrare una quota decente di donne nei ruoli istituzionali, politici e manageriali più alti. E se sia per un raptus o per una coincidenza del caso che il mercato del lavoro per le donne innalzi più ostacoli e barriere. E ancora, se sia per un raptus che, in ben sedici paesi europei, il 43% delle donne siano uccise dal marito o dall’ex fidanzato (quarto Rapporto internazionale Icpc).

Quanti sono i raptus contro le donne nella cultura, nella vita sociale o lavorativa e in quella familiare? Nel suo Complesso di Penelope, Laura Cima, femminista di lungo corso, scrive che la caratteristica principale delle donne è quella di tessere e ricucire relazioni, una dote che renderebbe la politica migliore di quella che è se più donne, consapevoli e autonome, entrassero negli apparati, nei partiti e nei movimenti. E Rosario Palazzolo, autore del monologo teatrale Letizia Forever, si scaglia contro la cultura patriarcale rendendo il femminicidio l’atto finale di una sottomissione che inizia dalla culla e attraversa tutti gli ambienti.

Il complesso di Penelope e Letizia forever, due pezzi di cultura all’apparenza distanti, sono stati rispettivamente portati a Caltanissetta da realtà associative diverse nei mesi scorsi e a pochi giorni l’uno a dall’altro. Uno spettacolo teatrale e un saggio storico, per parlare della donna e della sua condizione oggi. Due belle iniziative alla vigilia del prossimo incontro sulle strategie di contrasto alla violenza di genere, questo 25 novembre sempre a Caltanissetta, organizzato dal Coordinamento contro la violenza sulle donne.

Ci si chiede però se sia il caso di fare fronte alla violenza di genere ideando e moltiplicando eventi strutturati, in cui ogni aspetto di una condizione ancora oggi difficile venga trattato in relazione all’altro, sicurezza quindi ma anche cultura. Per evitare che qualcuna/o, questa volta in un raptus di follia, possa dire, sostenuta/o da altre/i, che la violenza di genere e gli omicidi che ne scaturiscono siano qualcosa che nasce, si sviluppa e muore in un tempo massimo di dieci minuti e che non abbia nulla a che fare con il patriarcato della vita di tutti i giorni.

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