il progetto formativo di Francesca Vecchioni
Francesca Vecchioni, figlia del noto cantante Roberto, è consulente e giornalista. Da madre biologica di due gemelle promuove, attraverso l’associazione Diversity, il suo progetto formativo che si avvale di uno staff di professionisti da lei costituito per progettare e realizzare programmi educativi, dedicati principalmente al mondo della scuola. «E’ importante – dice Francesca- cominciare dalle bambine e dai bambini per sradicare la diffidenza, il pregiudizio e la paura del diverso».
Le sue battaglie, centrate sul concetto di diversità e rispetto dell’altro genere, la portano in giro per i piccoli e grandi Comuni d’Italia. In questi giorni è stata a Palermo, ospite di un incontro organizzata da Milena Gentile presidente dell’Associazione Emily, un incontro che ha visto una grande partecipazione di pubblico eterogeneo e attento, interessato da diversi punti di vista e su piani differenti a quanto veniva detto e fortemente sostenuto sia da Francesca che dai rappresentanti delle altre associazioni presenti. L’obiettivo dell’incontro è stato: suggerire alle Istituzioni nuovi percorsi educativi e programmi di formazione validi per insegnanti ed educatori, al fine di gestire con strumenti adeguati il riconoscimento dei diritti non solo alle coppie differenti, ma anche ai figli di coppie e famiglie omogenitoriali (come la sua stessa famiglia).
L’ambito si allarga oggi a una diffusa serie di famiglie non più tradizionalmente schematizzate sui più comuni stereotipi, comprende i numerosi figli di madri single per motivi vari, figli di separati. La caduta di pregiudizi e l’integrazione va intesa come un valido movimento d’integrazione che oggi più che mai comprende la presenza nelle scuole di bambini appartenenti a diverse etnie, a religioni diverse, famiglie con disabilità, povertà e tanto altro ancora.
Francesca, con modi pacati e moderazione ha toccato tutti gli aspetti di un problema che ha scosso l’intervento dei cattolici presenti in sala con argomentazioni che oggi sono oggetto di discussione nell’ambiente ecclesiastico, uno di questi il diritto naturale. E proprio parlando di naturalezza ci si chiede come mai ancora ci sia bisogno di formazione e di sensibilizzazione, quando l’accettazione “naturale” della diversità potrebbe essere un atteggiamento di semplice, umana e civile convivenza.
Se riuscissimo a far passare l’idea che è nato prima il genere umano che il più famoso e invisibile Dio, tutto cadrebbe.
Siamo parti della natura e solo una parte umana dominante ha deciso cosa sia giusto e cosa no, inventandosi Dio, che ancora nessuno ha detto di avere mai visto. Se qualcuno facesse un’affermazione del genere, si aprirebbero immediatamente le porte del Reparto Psichiatrico di Diagnosi e Cura e non certo le porte del paradiso.
Basta confondere il bisogno di spiritualità con il potere spirituale, strettamente termporale. E basta.