una scuola poco tecnologica
La tecnologia sta cambiando il mondo della scuola. Di per sé la tecnologia non è né buona né cattiva. Dipende dall’uso che se ne fa. Quando la tecnologia ha fatto capolino nella scuola italiana, pochi innovatori hanno accolto immediatamente la sfida, si trattava di docenti più flessibili, curiosi e/o temerari che hanno adottato gradatamente la novità, mentre una massa più lenta e riluttante, obtorto collo ha dovuto accettare il cambiamento; infine, in coda, una minoranza arroccata su posizioni di rifiuto, anche quando la novità è stata accolta dai più, si è ritrovata ad usare, facendosi aiutare da familiari o da amici più esperti, quegli strumenti tecnologici che ormai fanno parte della vita di tutti. Intanto però nella maggioranza dei casi gli studenti continuano a stare seduti nel banco con penna biro, matita, righello, quaderno a righe o a quadretti, costretti a prendere appunti scritti con il gesso sulla lavagna di ardesia da professori che, da sempre, usano lo stesso metodo di insegnamento e faticano ad adeguarsi all’introduzione delle moderne Lim, lavagne interattive multimediali, superfici su cui è possibile scrivere, disegnare, allegare immagini, visualizzare testi, riprodurre video o animazioni.
Nelle situazioni tradizionali gli appunti vengono presi dagli alunni meccanicamente e senza alcuna interazione tra le informazioni ricevute e la loro creatività. Spesso non riescono a prestare attenzione alla voce dell’insegnante, perché gli stimoli ricevuti nel corso di una lezione tradizionale sono nettamente diversi rispetto a quelli che ricevono al di fuori delle mura scolastiche, nelle quali si ritrovano a trascorrere alcune ore del giorno lontani dal costante uso del telefonino e non possono scrivere frettolosi sms, usare l’iPod, l’iPad, la play station, il pc per collegarsi con i loro social network preferiti: Facebook, Twitter, Skype, Whatsapp. Vengono sviluppati sempre di più solo due sensi: vista e udito. Gli studenti visivi apprendono principalmente vedendo e osservando. Gli studenti uditivi preferiscono apprendere sentendo e ascoltando. Ma ci sono anche il senso dell’olfatto, del gusto e del tatto. Ecco dunque gli studenti cinestetici che apprendono meglio toccando e facendo. Questo ultimo stile di apprendimento appartiene ormai ad una specie di alunni in via di estinzione. Anche quella degli insegnanti che rifiutano l’uso della tecnologia si può considerare una “specie a rischio” a causa dei sopravvenuti mutamenti nel loro habitat usuale. Ed è così che nella eterogeneità della scuola italiana convivono obbligatoriamente, e sempre meno pacificamente, tribù di nativi digitali, migranti informatici e fossili viventi
Peccato però che quando si chiede agli studenti di consultare un particolare website per ottenere informazioni su
uno specifico argomento di studio, o per far pratica di lettura o applicazione di regole grammaticali studiate, la risposta
sia così stentata.
Ho saputo di scuole in Oriente dove si è deciso di fare a meno di strumenti definibili “antichi”: via dunque penne, strumenti cartacei e lavagne per fare spazio a banchi dotati di strumenti tecnologici. Ogni alunno dalla prima elementare possiede un personal computer. Risultato: alla fine dell’anno scolastico un alunno sarà in grado di navigare su internet tranquillamente, anche se molto giovane, ma non saprà scrivere il proprio nome impugnando una penna. Potrebbe risultare preoccupante.
Ma chi può stabilire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato?
Il compito dei docenti e della scuola tutta è esclusivamente quello di fornire agli alunni tutti gli strumenti necessari per poter affrontare la vita. Se un giorno non serviranno più strumenti come carta e penna la scuola dovrà essere pronta ad abolire carta e penna! Così come col tempo sono state abolite piuma d’oca e calamaio. Eraclito affermava “panta rei” – “tutto scorre”. Il tempo passa e noi non possiamo rimanere fermi nel tempo ma dobbiamo scorrere con esso ed essere pronti ad essere flessibili ai cambiamenti, di qualunque genere essi siano.
La grande assente è la mente e qualsiasi strumento (piuma d’oca, pennino, biro, pennino informatico…Libro, tablet, lim…) non può sostituire la mente. Sono strumenti. Nulla di più. È la voce del Maestro, il pensiero del Maestro il solo vettore della conoscenza. Mancando la “mente” tutto è uguale e tutto è piattume. Tutto è grigio. Opaco.
mi associo al profondo pensiero di Ornella e cito indegnamente Aristotele
“Educare la mente senza educare il cuore non è affatto educare.”
sono andata in pensione qualche anno fa
l’avanzare della tecnologia mi terrorizzava
non mi sentivo più al passo con i tempi
e tutta l’esperienza maturata e l’impegno profusi non sembravano più adatti allo scopo
eppure, in coscienza, sono stata una buona insegnante
Credo che la cosa più utile sarebbe quella di trovare un giusto compromesso fra la scuola “antica”, degli strumenti tradizionali, e quella “moderna”, fatta di Lim e tablet, in modo da fornire agli scolari anche le giuste competenze tecnologiche, sempre più foondamentali nella vita di ognuno di noi. Il compito di un insegnante dovrebbe essere quello di fornire le competenze senza schierarsi da una parte o da un’altra per lasciare agli studenti la libertà di utilizzare gli strumenti che risultano più congeniali a ciascuno perchè non tutti siamo uguali.
Grande Paolo! Gli strumenti vengono animati da chi li usa e li sa utilizzare nel modo migliore! Non è lo strumento che fa lo studente ma esattamente il contrario. Ciascuno di noi dovrebbe avere la libertà di usare quanto di più avanzato dal punto di vista tecnologico o “vintage”, se preferisce, purché finalizzato a cose di senso.
internet e social vengono abusati da molti dei nostri ragazzi: nel mondo digitale sono presenti molestie, messaggi verbali pesanti, rivelazioni sulle vittime di cyberbullismo, ossia bullismo on line….siamo a un punto di non ritorno? come sarebbe bello poter formattare il computer, azzerarlo, ricominciare da capo. Prima di pensare di utilizzare il computer per scopi didattici si dovrebbero educare le menti a fare cose di senso, come commentato già da Ornella