“Facebook e il caso Cosimo Pagnani, dove sta realmente il patologico” da Il Fatto Quotidiano del 1 12 14
Se l’uccisione di una donna, parlando di femminicidio, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene per mano di uomini che non presentano alcun tipo di patologia che possa, in qualche modo, giustificare una tale atrocità , l’annunciarlo su Facebook ha però in sé qualcosa di malato che non riguarda solo ed esclusivamente il singolo, ma la società che crea il terreno per cui qualcosa del genere possa trovare liberamente spazio, like e commenti…
Interrogarci su quanto la rete ci stia cambiando è eufemistico, le notizie di cronaca ci stanno già abbondantemente rispondendo e non c’è da stare tranquilli. Che effetto avrà tutto questo sulle nuove generazioni, se già chi ha avuto a che fare con Internet in età adulta ha questi tipi di comportamento? Chi avrà a che fare, sin dalla più tenera età, con le infinite possibilità di internet a cosa potrebbe arrivare? A cosa ci stiamo assuefacendo? Lungi dal pensare che il world wide web e quanto vi gravita intorno sia esclusivamente nocivo, non posso non constatare che stiamo pagando dei prezzi di cui forse non abbiamo una visuale ancora completa, allietati dagli effetti secondari che sembrano essere decisamente più piacevoli di quelli principali perché di godimento a più breve termine.
Gioiamo della perdita della nostra intimità oppure, in termini più consoni alla nostra epoca, della vendita sul mercato del nostro io più caro. Ci fosse almeno un miglior offerente con cui interloquire e dal quale trarre vantaggio, il problema è che ci mercifichiamo facendoci pagare in vanagloria sonante.”