il presepe negato
Il Verbo o il verbo? Presepe sì o presepe no? Crocefisso sì o Crocefisso no? Viviamo nel continente che ha dato i natali alla democrazia. Viviamo nel continente che, bene o male, riesce a coniugare le religioni con la laicità. Viviamo nel continente dove si è sviluppato l’Umanesimo, il Rinascimento, luogo di rivoluzioni per l’affermazione delle libertà dell’individuo; luogo delle culture estreme del capitalismo e del comunismo, con tutte le loro contraddizioni e violenze.
Ebbene, ciò che infastidisce in questa questione del Presepe no, è la negazione della nostra storia, del nostro percorso verso la laicità, verso la Ragione, che ha richiesto il sacrificio di milioni di vite umane e di milioni di libri bruciati o messi all’indice. Siamo o no avanti rispetto ai diritti umani e ai diritti civili, anche se ancora lontani dalla meta? Siamo o no avanti rispetto alla capacità di coniugare la presenza dei credenti con la presenza dei laici, attraverso il rispetto, sempre ancora troppo poco, delle opinioni altrui? Cosa infastidisce, della posizione sul Presepe no?
Certo la confusione nella testa del Dirigente scolastico o Preside, per il quale essere laici significa negare le proprie tradizioni, significa ridurre la “cultura” a merce, che può essere lasciata chiusa nello sgabuzzino di una scuola. E invece non ha compreso che essere laici vuol dire aggiungere le “culture”, non negarle; significa insegnare ai giovani a saper coniugare pensieri laici e “fedi” religiose, con il massimo rispetto reciproco. Significa aprirsi al mondo e non subire il mondo e significa farlo con intelligenza, con cultura, con la capacità di mantenere quella posizione di “guida” che il Continente europeo ha nella storia del mondo, fino a quando non verrà qualche altra cultura migliore della nostra, più attenta ai diritti umani e civili delle persone più indifese. Abbiamo un primato che alcuni nostri partiti omofobi, integralisti e dal cuore nero, e sopratutto ignoranti, oppure dal cuore rosso ma dimentichi della loro missione laica, stanno cercando di distruggere. Ecco, secondo me, qual’è la responsabilità di quel dirigente o preside: ha negato invece di affermare e ha separato invece di … coniugare.
Nelle scuole si fanno ancora tante attività manuali e pratiche. Alberi di Natale addobbati con improbabili decorazioni fatte di pasta, biscotti, origami, costruzioni di figure solide e chi più ne ha più ne metta. Sull’albero non si discute perché è laico. Sotto l’albero, a volte, anche nelle case, si fa il Presepe. Te piace ‘o presepe? è la frase ripetuta nella commedia del grande Eduardo in Natale in casa Cupiello: il presepe è il vero protagonista. “Te piace ‘o Presepio?”.Il figlio riflette un attimo e poi: “NO!”.”Non capisco che lo fai a fare”; recita la moglie. il portiere:”Vedete se è possibile che un uomo alla sua età si mette a fare il presepio. So’ juta pe’ le dicere: “Ma che ‘o ffaie a fa’?” Sapete che mi ha risposto: “O faccio pe’ me, ci voglio scherzare io!. Trovo che, in nome della democrazia, anche in realtà multietniche sia lecito,se la maggioranza lo approva, realizzare un presepe testimonianza di una innegabile tradizione italiana.
Mi piace ricordare, a proposito del Presepe, che questa tradizione risale a San Francesco di Assisi che per primo volle fare una rappresentazione vivente della Natività a Greccio, con quegli stessi pastori e povera gente che per primi adorarono il Messia. San Francesco fu uomo di pace e precursore del dialogo interreligioso, fu lui che baciando un lebbroso insegnò cosa significa superare ogni atteggiamento di emarginazione e discriminazione, è con lui che inizia la storia della nostra bella Letteratura Italiana. San Francesco seppe coniugare persino una fede profonda con la laicità perché non divenne mai sacerdote, o prete che dir si voglia. Di che cosa dunque si ha tanta paura quando si vuole negare il Presepe?