teoria e prassi, a volte si incontrano

9 dicembre 2014 di: Ornella Papitto

La bellezza dell’incontro tra la teoria e la prassi sviluppa risultati inattesi e imprevedibili. L’incontro con una giovane tirocinante psicologa, desiderosa di prassi, di confrontarsi con chi giornalmente è a contatto con il pensiero distorto e quindi, poi, diagnosticato malato, le ha capovolto il pensiero, di persona sana ma soggetta al pensiero accademico, terribilmente conformista, statico.

La giovane non riesce a comprendere come una signora di quasi sessanta anni sia ancora appassionata del proprio lavoro, come non sia arrendevole e sempre pronta a stare in prima linea e a cercare nuovi orizzonti di conoscenza e di saperi e di nuovi progetti sociali. Non rientra tra i “modelli” di anziana che incontra giornalmente, nelle aule universitarie e nella vita. Chiaramente le dico di leggere sempre con spinto spirito critico, mai subire una lettura anche se è scritta da Schopenhauer; di dialogare e discutere con l’autore, sempre, solo così può raccogliere un risultato differente: la sua identità.

La giovane mi guarda ancora con aria stupita e soprattutto divertita, ma era proprio quello che volevo trasmetterle: la conoscenza non è mai noiosa, ma puro divertimento. Se la trasformano in noia, c’è un problema nei “trasmettitori” perché la banalizzano, la appesantiscono dei loro pesi quotidiani che dovrebbero rimanere fuori dalla relazione docente-discente.

Ma la giovane ancora non comprende la passione e la pazienza nei suoi confronti. Affermo che non sto chiacchierando con lei ma sto lavorando, sto facendo “salute mentale” ossia sto tentando di fare chiarezza nei concetti. Ma ancora non è convinta. Ancora non riesce a cogliere le ragioni della passione. Le dico che la passione si nutre della mia incompiutezza. Della bellezza nel non sentirsi mai compiuta, completa, altrimenti arriva la fine di tutto, della gioia, dello stupore, dell’energia vitale, e non mi sento “alunna”.

Scherzando, le ripeto spesso che: “questa è sociologia applicata”. Le consiglio anche di aggiungere ogni giorno un pezzettino di sovrastruttura culturale, necessaria al suo sviluppo professionale e di togliere ciò che è superfluo, ridondante e quindi ingombrante. Lei mi sorride e ride perché ha capito molto bene la differenza tra la sociologia teorica e la sociologia ‘applicata’. Mai dividere la teoria dalla prassi. È un atto idiota.

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