il dilemma compiti per le vacanze
Al momento del verificarsi di un periodo di vacanze scolastiche, ma in particolare di quelle natalizie, si impone automaticamente una riflessione sul senso dei compiti per le vacanze, sulla loro validità e valenza formativa. Infatti i compiti da svolgere in questo periodo riguardano milioni di studenti dalle elementari alle superiori e milioni di genitori, che, avendo pianificato di rilassarsi insieme ai loro figli, si devono invece organizzare per farli svolgere. Molti insegnanti ritengono che i compiti in generale, e in particolare quelli da svolgere in un periodo di vacanza, siano necessari per migliorare il successo a scuola e nella vita, sviluppare il senso di responsabilità, il metodo di studio, l’autonomia, la gestione del tempo. Molti studenti esprimono rabbia e demotivazione per i compiti in generale, ma in particolare per quelli “vacanzieri”, che impediscono loro di vivere altre esperienze più piacevoli e maggiormente emozionanti.
I genitori si lamentano, borbottano, non approvano, mettono in discussione il loro senso e in dubbio la loro efficacia ma “subiscono” come quando erano tra i banchi di scuola e li odiavano. Adesso svolgono un ruolo diverso e temono di risultare poco collaborativi con le linee educative della scuola e troppo permissivi con i propri figli. Nel frattempo i compiti da svolgere continuano ad essere assegnati e svolti, generando in tutte le famiglie tensioni, rimproveri, nervosismo, conflitti, urla, ribellioni, proteste, punizioni. La stragrande maggioranza di studenti e genitori sostiene che i compiti assegnati per le vacanze non offrano alcun vantaggio e dovrebbero essere aboliti. Naturalmente le opinioni discordanti non aiutano a decidere se abolirli o mantenerli. La domanda è sempre la stessa: è utile assegnare i compiti per le vacanze? Forse alcuni insegnanti, pur riconoscendo la dubbia efficacia dei compiti per le vacanze li assegnano ugualmente, quasi a rispettare una tradizione che non lascia spazio ad altre alternative. Una circolare ministeriale del 1969 (protocollo 4600) mai abolita, aveva per oggetto il divieto di dare compiti nel week end, allora definito «il riposo festivo degli alunni». L’ex ministro Maria Chiara Carrozza aveva invitato ad andare nei musei o a leggere un libro nelle vacanze di Natale. Ora sul tavolo del ministro Stefania Giannini c’è una lettera aperta di un’insegnante che chiede di abolirli, lasciando riposare i ragazzi. Un Dirigente scolastico di Taranto, ha vietato i compiti per le vacanze di Natale. È partita la campagna: “Basta compiti a casa, fanno male ai bambini e creano disparità”. Intanto però per queste vacanze che stanno finendo, c’erano e c’è stato bisogno di pianificare la loro esecuzione: poiché il Tempo chiese al Tempo di dargli un po’ di Tempo, il Tempo rispose al Tempo “chi ha Tempo non aspetti Tempo”.
Avevo aperto Mezzocielo per rilassarmi prima di terminare con i miei due figli di 10 e 12 anni l’esecuzione dei compiti per le vacanze, dopo averli lasciati abbastanza liberi nei giorni precedenti. L’articolo di Magdalena ha proprio centrato il triste problema e se l’autrice voleva sapere l’opinione di un genitore la mia è che non dovrebbero essere dati e semmai proporre visite ai musei e letture di libri. Queste sono attività che io faccio normalmente con i miei figli come portarli anche a teatro e al cinema, dunque per loro sono attività non imposte durante le vacanze e le fanno volentieri. Visto però che quando ero studentessa non mi piaceva fare i compiti ma per un senso del dovere li facevo, ora chiudo il computer e vado a costringerli, perchè manca pochissimo al ritorno a scuola e “chi ha tempo non aspetti tempo”.
è difficile sia fare l’insegnante che fare il genitore ricoprendo entrambe le funzioni
sono stata anch’io alunna e di questi compiti non ne posso più…
sono d’accordo con un libro da leggere e commentare, una visita ad un museo, uno spettacolo teatrale
ma con la matematica come la mettiamo?
è necessario un po’ di allenamento e di esercizio mentale
In un programma televisivo il professor Sabatini ha parlato di quanto sia fondamentale, nella scuola dell’infanzia e primaria, l’educazione della mano: abituare la mano ad una serie di movimenti sciolti, ordinati. La mano e le dita sono organi fondamentali per il funzionamento del cervello. La mano esplora lo spazio, ci permette di dominarlo. Bisogna abituare la mano a collocare oggetti, lettere, numeri, mettere le lettere in ordine e le cifre in colonna. Tutto questo richiede impegno sia a scuola che a casa ed allontana la cattiva abitudine di utilizzare strumenti frettolosi che si sostituiscono alla nostra capacità di fare certe operazioni. Non trascuriamo la ginnastica della mano, ne trarrà vantaggio il nostro cervello!
In quanto insegnante sono d’accordo con Magdalena, e infatti non do mai compiti da svolgere durante le vacanze, qualsiasi tipo di vacanza sia. In latino vacantia (plurale sostantivato di vacans) vuol dire “essere vuoto, libero”, ma se diamo tanti compiti, che vacanze sono? È vero che l’impegno scolastico da parte dei ragazzi in questi anni è diminuito, ma non è caricandoli di compiti che, secondo me, si ottengono risultati migliori.
Ricordo un’estate passata a fare i compiti di mio nipote,(nel senso che li ho fatti io al posto suo) completando un libro per le vacanze che era stato obbligato a comprare, una specie di compendio di tutti gli argomenti svolti durante l’anno scolastico
creato da una casa editrice e non dagli insegnanti….conclusione ho fatto un grande ripasso per evitare che mio nipote facesse “brutta figura” non portando i compiti svolti al rientro delle vacanze e… i professori non hanno controllato un bel niente! Ha fatto bene mio nipote a godersi le vacanze vi sto che adesso è laureato e, fortunatamente, lavora!!!
Quanto raccontato da questa zia o nonna è vero, accade! Farsi carico dei compiti scolastici dei propri figli e dei propri nipoti è sintomatico dello scollamento che esiste tra scuola e famiglia. I compiti assegnati dagli insegnanti dovrebbero rappresentare l’anello di congiunzione tra quanto si è svolto in classe e quanto deve essere restituito perché appreso ed elaborato dagli alunni. C’è qualcosa che non funziona in questo meccanismo… Le domande ce le siamo fatte. Proviamo a darci delle risposte e a rivedere il nostro modo di vivere la scuola.