omicidio dell’anima
Il 25 novembre scorso, nell’auditorium Ennio Morricone della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Tor Vergata di Roma, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Comitato Unico di Garanzia ha presentato una mise en éspace dal titolo Corone violate, tratta dal testo di Dacia Maraini “Maria Stuarda”, a cura delle attrici Antonietta Bello e Diana Manea.
Dacia Maraini, quando le fu proposto di fornire una nuova versione della “Maria Stuarda” di Schiller, si rese conto che, nonostante la tragedia fosse intitolata ad una donna la presenza femminile era molto ridotta e decise così «di rovesciare tutta la vicenda, moltiplicando i ruoli femminili per descrivere il rapporto tra le donne e il loro diverso atteggiamento nei confronti del potere». I due personaggi di Maria Stuarda e di Elisabetta Tudor incarnano infatti due visioni del mondo e due modi di essere donna più che mai attuali: la donna di potere che incarna le ragioni, i doveri e la freddezza cinica di chi ha responsabilità di comando, dall’altra la donna innamorata che incarna le ragioni del cuore e che è disposta a sacrificare tutto pur di vivere i propri sentimenti e le proprie passioni, entrambe però soggette alla discriminazione di genere, costrette ad incarnare gli stereotipi imposti dalla società e a subire il potere e la violenza degli uomini sia pubblicamente che privatamente. Si tratta dunque di un viaggio nell’universo femminile, rappresentato dai doppi ruoli della regina Elisabetta e di Maria Stuarda e delle rispettive damigelle, in cui le due eccellenti attrici si sono cimentate alternativamente con estrema bravura, coinvolgendo emotivamente un nutrito uditorio per lo più di sesso femminile, ma con un’apprezzabile rappresentanza di genere maschile. Lo stesso rapporto numerico tra i due generi si è realizzato al tavolo degli interventi, che si sono sviluppati alla fine della performance teatrale: cinque donne e un uomo.
Dacia Maraini, la rappresentante del Comitato Unico di Garanzia, una psichiatra, una dirigente della Polizia di Stato, una bibliotecaria e un criminologo. Quest’ultimo ha ’spiazzato’ piacevolmente le quattro colleghe, dichiarando che la violenza contro le donne non si realizza nei casi estremi come omicidio del corpo, ma fondamentalmente come omicidio dell’anima e pur facendo palesemente pubblicità al suo libro che si intitola Amare uno stalker. Guida pratica per prevenire il femminicidio, ha parlato di come spesso molti uomini riescano gradualmente e insensibilmente ad isolare sempre di più dall’ambiente, dagli affetti, dai loro sogni le donne per averle in loro potere completamente. Su questo “omicidio dell’anima” si è poi sviluppato un interessante dibattito in cui sono intervenute anche delle storiche rappresentanti del femminismo romano. Un uomo che ha preso coscienza e tante donne che si sono sentite comprese, rispettate e difese da un rappresentante del genere forte e in questo caso gentile.