Più informazione o più ignoranza?

24 gennaio 2015 di: Letizia Lipari

Se un viaggiatore del tempo proveniente da un passato abbastanza prossimo –diciamo il 2009- desse un’occhiata a una qualsiasi homepage di Facebook schiatterebbe dal ridere, e se noi non cogliamo la loro comicità è perché l’evoluzione dalle vecchie pagine spoglie e personali a quelle di oggi è avvenuto gradualmente.

Homes che sembrano collage dei giornali più disparati: basta infatti mettere il “like” alla pagina di una testata perché ogni nuovo articolo pubblicato ci compaia sulla pagina principale (per dirne una, Repubblica.it conta più di due milioni di likes). Con risultati che, se osservati con la giusta dose di ironia, possono risultare esilaranti: la stessa notizia presentata in modo opposto dal “Giornale” e dal “Manifesto” intervallata dalle pubblicità della coppetta mestruale, gli strascichi degli eventi di Parigi e il post del mattacchione di turno che ruba il profilo all’amico e gli fa scrivere “sono gay”.

Se gli ascolti Tg sono in calo e le vendite dei giornali crollano a picco, il grosso dell’informazione oggi è veicolato da testate online (in aumento esponenziale) e social networks.

Un nuovo modo di fruire dell’informazione, con una massa di notizie immensa e non sempre attendibile e costantemente a portata di mano, con la novità -una vera rivoluzione- di poter osservare, tramite i commenti, il formarsi –in tempo reale- delle opinioni dei lettori sulla notizia.

Opinioni che a volte si trasformano in una notizia nella notizia. Penso al caso recente di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane rapite in Siria, che ha causato un putiferio di commenti sempre più disgustosi verso le due ragazze e di contro,tutta una serie di articoli di commento al fenomeno.

Opinioni che spesso denotano (oltre che cattiveria gratuita) un’ignoranza e una superficialità disarmanti, essendo espresse da persone che hanno letto a malapena il titolo dell’articolo commentato.

La notizia, quindi, potrebbe essere questa: la bulimia di informazioni provoca carestia di lettori informati.

2 commenti su questo articolo:

  1. Rachele scrive:

    Hai proprio ragione, gli articoli pubblicati dalle testate su facebook, comprese quelle che palesemente condividono articoli bufala solo per avere qualche “Like” in più in modo tale da guadagnare con la pubblicità, abbondano di commenti sgradevoli ed inutili nei quali diventano tutti criminologi, psichiatri, giuristi. La peculiarità che, però, hanno tutte queste esposizioni di pensiero, è la scarsa o totale mancanza di ortografia, partendo dal presupposto che ognuno può esprimere liberamente la propria opinione, avrei solo un appunto da fare, che almeno in alcuni commenti, ci evitassero l’orrore dell’errore.

  2. Antonella scrive:

    Tiro un sospiro lungo, lugo, finalmente si apre un sipario: non è tutto oro quello che…sta sul web anche se brilla.

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