uno sconosciuto, piccolo, grande eroe

13 gennaio 2015 di: Simona Mafai

Diciamo spesso: non dimenticare!. Ma quante cose dimentichiamo, o non abbiamo mai saputo. Oggi, concentriamo la luce su un nome: il maresciallo Calogero Di Bona, comandante degli agenti di polizia dell’Ucciardone, assassinato dalla mafia a 35 anni.

Negli anni ’70 il carcere di Palermo si chiamava il “Grand Hotel della mafia”. Gaspare Mutolo, un mafioso “pentito” ha dichiarato di aver avuto per mesi le chiavi di una cella «dove tenevamo champagne, formaggi francesi, prosciutti…, fornitici dai familiari ma anche da importanti ristoranti della città». I poliziotti di guardia venivano costantemente intimiditi dai capi mafiosi. Un giorno, uno di questi, Michele Micalizzi, condannato a 20 anni, pestò a sangue un agente, e la direzione del carcere non prese alcun provvedimento. Ma alcuni giorni dopo una lettera anonima denunciò il fatto alla Procura della Repubblica e al giornale L’Ora, che la pubblicò, facendo scattare una ispezione severa da parte del Ministero.

Ma chi aveva scritto quella lettera? Mafiosi interni ed esterni al carcere decisero di costringere a parlare il caposquadra degli agenti di polizia dell’Ucciardone, il maresciallo  Calogero Di Bona. Questi fu rapito vicino casa, a Sferracavallo; interrogato, torturato, ed in seguito strangolato e bruciato nel forno di un panettiere “su una graticola”. Era il 29 agosto 1979 e Calogero Bona aveva 35 anni.

La storia della morte di Bona fu sepolta negli archivi: nessuna indagine, nessun processo. Molti anni dopo, per volontà dei figli, il caso è stato riaperto, e si è avviato un regolare processo: sono state svolte nuove indagini, sono state confrontate testimonianze. Il processo si è concluso questa estate, con una sentenza della Corte d’Assise che ha condannato all’ergastolo il capomafia Salvatore Piccolo e Salvatore Liga, il panettiere bruciatore di cadaveri.

I particolari di questa terribile vicenda sono illustrati nelle motivazioni della sentenza, depositate in questi giorni dal collegio presieduto dal giudice Marino.

(dall’articolo di Salvo Palazzolo, Repubblica Palermo, 7 gennaio)

1 commento su questo articolo:

  1. Renata scrive:

    Sempre interessanti gli articoli si Simona Mafai. Cerchiamo di non dimenticare che la mafia esiste eppur con qualche successo delle forze di polizia, in reltà non si è debellata né sarà facile sconfiggerla perché i comportamenti generali sembrano assuefatti. Forse in questo momento la nostra attenzione è maggiormente sollecitata dai recenti fatti parigini che come Europa e come Occidente ci vedono coinvolti non solo sulle conseguenze terribili ma sulle cause che dovremmo analizzare con lucidità.

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