“Disabilità e diritti nel discorso del Presidente” dal Corriere della Sera del 03.02.15
…Il richiamo diventa fondamentale per capire la direzione che questa presidenza intende prendere verso chi ha disabilità perché fa riferimento alla Costituzione e alla sua applicazione: “La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno”. Quel “giorno per giorno” legato alla disabilità comprende non solo una enunciazione teorica, ma soprattutto la percezione delle difficoltà che la quotidianità pone quando ci si trova di fronte alle tante barriere di ogni tipo che non permettano una vita piena a chi ha disabilità. Non una “concessione” di una società costruita per altri, ma un “diritto” in una società che è per tutti. “Rimuovere le barriere” vuol dire passare a una cultura che punti a sviluppare le abilità di ognuno e non a guardare in primo luogo alla condizione di disabilità.
Lo si nota anche dalla scelta del linguaggio: “persone con disabilità”. Non disabili, o peggio ancora “diversamente abili” o “invalidi”, come ancora si usa in campo legislativo. Il Presidente Mattarella usa la dizione corretta: la persona al primo posto, la condizione, se serve (e qui serve), a seguire. Prima di tutto si è persone. Si segna un passo avanti, che dovrebbe essere normale, ma ancora non lo è, nell’espressione di un “parlare civile”. Una persona non deve essere scambiata con la sua condizione. Quanto è importante che la più alta carica dello Stato si esprima così. Il linguaggio corretto è uno dei punti fermi anche di InVisibili e per questo fa piacere sottolineare questo aspetto.
L’auspicio è che quella riga, così importante, nel primo discorso ufficiale di Sergio Mattarella quale Presidente della Repubblica sia recepita a tutti i livelli, dal più grande, quello della costruzione delle leggi che regolano la vita sociale, al più piccolo, nella vita e negli incontri di ogni giorno.