“Alfano e Rovina” da La Stampa del 12.02.15
Berlusconi ha annunciato che dal 9 marzo sarà «di nuovo pienamente in campo». In tempi e nazioni normali sarebbe un’affermazione patetica. Un politico di quasi ottant’anni con la fedina penale macchiata che si butta alla riconquista dell’elettorato perduto in un ventennio di promesse deluse. Quello che fu il suo popolo è ormai matteizzato: i moderati ascoltano le sirene di Renzi e gli estremisti palpitano per le felpe di Salvini. Spazio in mezzo non ce n’è. O forse non ce n’era. Perché l’altra sera è accaduto l’imponderabile. Sul palco di Sanremo, Albano e Romina hanno rimediato un formidabile 59% di share, spalancando ghiotte prospettive nostalgico-canagliesche all’Highlander di Arcore. Esiste un’Italia che va matta per le ribollite. Che rivaluta il kitsch, illudendosi di averne preso le distanze. Ed è sempre smaniosa di sciogliersi davanti allo spettacolo ad alto tasso lacrimatorio di una riunificazione.
Certo, l’impresa è improba. Per toccare le corde profonde dei fan di «Felicità», Berlusconi non dovrebbe rappacificarsi solo con una Romina, ma con un intero esercito. Alfano, Fini («che fai, mi riprendi?»), Casini, Buttiglione. E poi Donna Veronica ed Emilio Fede, andando a ritroso fino ai compagni della prima ora, come l’indimenticato Frankenstein di tutti i sondaggisti, Gianni Pilo. Ma una volta rimessa insieme la Band, non gli resterebbe che tornarsi a sedere dietro la scrivania usata nel 1994 (i libri di sicuro sono ancora lì) e ricantare ai telespettatori la celebre romanza «L’Italia è il Paese che amo». Vuoi vedere che un 59% lo rimedia ancora anche lui?