L’AMACA del 12/02/2015 (Michele Serra)
Non si capisce bene perché, delle frequenti liti negli studi televisivi, quella tra Mario Capanna e Massimo Giletti abbia avuto una così vasta eco e un così vivo successo. Il genere è consolidato da anni, un format classico, ormai appassiona solamente i politici impiccioni che considerano un dovere civico fare il loro commentino su quello che accade alla Rai, non capendo che ogni parola pronunciata nel merito non fa che confermare il loro ingombro indebito. Per il resto dell’audience, pagante o morosa che sia, l’incidente verbale durante i talk-show non ha più niente di eccezionale o scandaloso, è routine, siparietto, tutto déjàvu déjà entendu, e la sola cosa che si può dire nello specifico è che fa specie imbattersi in Capanna, uno che ha il pregio di non amare i riflettori e di sapere quello che dice, in una parte così scontata, come un politico qualunque. Giovani autori televisivi dovrebbero adoperarsi per rinnovare il format, oramai barbosissimo, per esempio reintroducendo il duello all’arma bianca che, come le case chiuse, forse potrebbe essere rispolverato per i nuovi tempi.