Noi giovani e la guerra

22 febbraio 2015 di: Stefania Di Filippo

Trovarsi, pur essendo cresciuti tra televisori ad alta definizione, istruzione scolastica obbligatoria, smartphone di ultima generazione, a dover fare i conti, se pur non in prima persona, con la guerra, con le sue conseguenze, con quello che lascia e, soprattutto, con quello che si porta via. Questa è la paura, più o meno conscia, di noi giovani, ai quali è stato insegnato il valore della pace.

La guerra che verrà (Bertolt Brecht)

Non è la prima. Prima

ci sono state altre guerre.

Alla fine dell’ultima

c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente

faceva la fame. Fra i vincitori

faceva la fame la povera gente ugualmente.

5 commenti su questo articolo:

  1. Mariapia scrive:

    Cara Stefania, non capisco perché si continuino a fare guerre. Ogni guerra è una sconfitta per tutti. Perché l’uomo non capisce? Siamo stufi del male.

  2. Roberta scrive:

    Guerra per cosa, poi? Per devastare cuori, anime, e città, che diventano fantasmi di un mondo che era e che gli uomini hanno trasformato in un ricordo. E che lascia il.cuore troppo vuoto. O troppo pieno?

  3. Alberto F scrive:

    Più che il valore della pace, direi che ai giovani è stato insegnato il valore dell’indifferenza. La tecnologia, accorciando il confine fra realtà e finzione, non fa che aumentare la distanza fra il contatto e il sentire umano: le immagini dell’undici settembre non appaiono tragiche e drammatiche come quelle di un film, il dolore per le vittime si diluisce con l’aumentare del loro numero che, più alto è, più è percepito solamente come una cifra. L’empatia è possibile solamente in piccolo, la nostra mente non riesce ad elaborare la tragicità di sei milioni di vite che si spezzano: possiamo immedesimarci nel dolore di uno; ma più il numero cresce, più diminuisce l’intensità della percezione. Le duemila morti in Nigeria sono state accolte dall’opinione pubblica occidentale con molta indifferenza e, se si pensa anche a tutti i giovani occidentali arruolatisi nell’isis, appare chiaro come l’Europa non trasmetta più alcun valore e come si sia svuotata di ogni contenuto, vittima del suo stesso relativismo, del politicamente corretto che trasforma l’individualità delle persone in qualcosa di piatto ed uniforme, esponendo gli individui dinanzi ad un vuoto in cui precipitano senza rendersene conto perchè troppo occupati a controllare facebook sull’iphone nuovo.

  4. Stefania Di Filippo scrive:

    Care Mariapia e Roberta, l’uomo è stufo del male, sì, è stufo di tutto ciò che vede al telegiornale o delle notizie sentite in radio, è stanco di leggere articoli che parlano solo di popoli che distruggono altri popoli, di uomini che tolgono la vita ad altri uomini. Il punto sul quale, però, bisognerebbe focalizzare l’attenzione è che l’umanità è stanca di ciò che crea, la guerra è un’azione deplorabile ma umana, siamo “noi” a fare la guerra, siamo noi che non facciamo nulla contro la guerra e da qui mi collego al commento di Alberto. Ci hanno insegnato i valori della pace, sin dalle scuole elementari, negli anni ‘90, almeno, quando le frequentai io, una delle prime cose che ti insegnavano era la storia mondiale e con questa, naturalmente, i due grandi conflitti, ti insegnavano cos’era stato per fare in modo che non fosse mai più, crescendo, secondo me, abbiamo un po’ perso, sì questo è vero, il ricordo di ciò che è stato, per colpa, anche e soprattutto della tecnologia (con tutto il tuo discorso sull’indifferenza sono d’accordo) che ci bombarda di immagini crude, violente e ci desensibilizza, come coloro i quali mangiando ogni giorno cioccolata ad un certo punto non ne sentono più il sapore. Dovremmo, forse, ricordarci ciò che ci hanno insegnato e liberarci dall’intorpidimento al quale, la nostra società ci ha sottoposto.

  5. andrea scrive:

    Purtroppo dalla guerra escono tutti sconfitti.. E l’umanità non l’ha ancora capito, neanche a proprie spese!

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