Un’ipotesi senza scampo: essere gentili
Vivere in un mondo di diffidenza, vivere in un mondo diffidente, vivere in un mondo, che legittima la gentilezza solo se supportata da un titolo di studio. Vivere in un mondo che, se due giovani si fermano a soccorrere un anziano caduto per strada e gli chiedono come sta, se gli fa male qualcosa, si sentono chiedere da un passante: “A voi cosa importa di come sta, se si sente male chiamate il 118″ e zittirlo dicendo che sono medici, sentirsi dire “Ah, allora va bene”. Come se l’essere gentili, l’interessarsi a qualcuno senza secondi fini debba e possa essere solo una prerogativa di coloro i quali hanno accettato e ripetuto il giuramento d’Ippocrate. Vivere una realtà nella quale i dipendenti degli uffici pubblici, nella maggior parte dei casi, ti trattano come se ti stessero facendo un favore, come se sbrigare le pratiche in fretta non fosse un loro dovere, come se ti stessero regalando qualcosa, come se dimenticassero che i loro stipendi sono pagati dalle nostre tasse, dalle tasse di tutti noi. Vivere in un mondo che la gentilezza la rapporta alla vecchiaia, e forse nemmeno poi più di tanto e tratta con sufficienza le facce degli under 25 e li riconosce come persone di essere rispettate o tenute in considerazione solo quando, questi ultimi, si presentano con il loro titolo di studio, perché se ti presenti come il Dottor X, nelle loro menti, acquisti valore. Vivere in una realtà che ha dimenticato che un gesto gentile potrebbe rischiarare la giornata di qualcuno, vivere in un mondo che ha dimenticato che il primo rispetto che si deve portare e soprattutto proteggere è quello per la persona, per l’essere umano, qualsiasi età esso abbia o se sia o meno alfabetizzato. Vivere in una realtà, in una società che ti fa apprezzare i confini al di fuori di quelli siciliani solo perché lì ti sei sentito considerato, ti sei sentito rispettato e per una volta hai sentito una risposta al tuo “Buonasera” entrando in un negozio, ad esempio. Sconvolgersi per la gentilezza, per le buone maniere, pensare che basterebbe cominciare dalle piccole cose per migliorare la società intorno a noi e che potremmo iniziare a farlo noi stessi. Una volta, il regista e sceneggiatore italiano, Carlo Mazzacurati disse ad un suo collaboratore: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”. Dovremmo ricordarcelo un po’ più spesso, dovremmo ricordarci che, qualche volta, basta fare poco per rendere migliore la giornata di qualcuno.
Chi semina vento raccoglie tempesta… chi semina gentilezza raccoglie felicità!
Seminiamo bene
Hai proprio ragione, Stefania… Purtroppo alcuni valori e modi di pensare si stanno lentamente estinguendo in una società che ci predispone costantemente all’egoismo…
Concordo pienamente ! Un valore e principio come quello della solidarietà, alla base di ogni società, sta lentamente scomparendo.
non c’è niente di più bello che ricevere/fare un gesto gentile, non costa niente e rende felice una persona, a volte è brutto vedere che la gente tende a comportarsi in maniera diversa a seconda del titolo o dello status sociale. Esempio eclatante questo video
https://www.youtube.com/watch?v=MwbyQPdfIi4
Caro Matteo, ho guardato il video con un certo imbarazzo. Di fronte al senzatetto al massimo si rallenta per vedere che non si sia fatto troppo male ma non ci si avvicina…meglio rimanere a distanza di sicurezza? Da cosa? Forse dalla sua povertà, dalla sua indigenza che in qualche modo ci disturbano. L’uomo ben vestito al contrario è una figura rassicurante in cui invece ci piace “rispecchiarci” e da cui ci sentiamo rassicurati? A ben vedere però il poveraccio è innocuo, mentre è proprio l’uomo di affari che può essere un “pescecane” in abiti eleganti…ma è a lui che va il nostro rispetto.
Il segreto della gentilezza è saper guardare il prossimo negli occhi e con simpatia, chiunque esso sia.
La gentilezza è roba da super uomini pensiamola così