valutati, valutatori, valutandi
Sta per chiudersi o si è chiusa da poco la prima scansione valutativa nelle scuole italiane. La maggior parte delle scuole articola l’anno scolastico in due quadrimestri. La chiusura di una scansione valutativa è una tappa determinante nel processo di valutazione ed è costituita dalla misurazione del processo di apprendimento, del comportamento scolastico e del rendimento complessivo di ciascun alunno. La scuola italiana sta attraversando un momento delicato. La valutazione, l’accertamento degli apprendimenti fa spesso riferimento a forme non sempre valide e affidabili. I processi decisionali adottati dai docenti nel mettere i voti e formulare giudizi sono viziati da una variabilità e soggettività eccessiva, con una inevitabile e discutibile ricaduta sul percorso scolastico degli studenti.
In alcune istituzioni educative si ricorre anche all’autovalutazione da parte degli alunni che, in appositi modelli predisposti dalla scuola, indicano le proprie riflessioni, le azioni da compiere personalmente o che ritengono che la scuola debba attivare per un migliore successo formativo. Se l’obiettivo della formazione è il cambiamento del soggetto, quello della valutazione è di verificare se il cambiamento c’è stato, se è avvenuto nel senso voluto, se esso è riferibile all’azione formativa. Per poter valutare è necessario raccogliere una serie di informazioni, effettuare una serie di misurazioni, attraverso le quali giungere alla formulazione del giudizio qualitativo. Lo strumento dei test, utilizzato spesso come unico mezzo di verifica, ha generato discussioni e perplessità da parte di molti. Ci sono alunni studiosi e altri deboli, studenti attivi, impegnati, motivati e altri che fanno il minimo necessario vivendo la scuola passivamente.
Tema ancora più spinoso è la valutazione della qualità del lavoro degli insegnanti, i quali dimostrano nella maggior parte dei casi di essere contrari all’idea di essere valutati. Questo atteggiamento portò nel 2000 alle dimissioni dell’allora ministro Berlinguer. C’è da dire che anche in questo caso non esistono criteri oggettivi e universalmente condivisi per entrare nel merito della valutazione della professionalità degli insegnanti, della loro capacità di rapportarsi agli altri, dell’assunzione di responsabilità, della partecipazione alla vita democratica della scuola, del rispetto dell’amministrazione. Ancora più difficile inserire nella risoluzione di questo complesso problema, il parere degli esperti, dei genitori e degli studenti … Ai posteri l’ardua valutazione!
io penso che sia giusta l’osservazione dell’autrice dell’articolo, sono perfettamente d’accordo con l’idea di permettere agli alunni di valutare la bravura o l’attenzione dei professori nella loro professionalità, credo anche non sia giusto giudicare l’alunno per la simpatia o l’ antipatia che si prova nei suoi confronti.
dato che la scuola italiana negli ultimi tempi non è adeguatamente finanziata, secondo me la valutazione dei docenti è essenziale per migliorare l’istruzione degli alunni,futuri cittadini.
Secondo me è giusto che i docenti valutino gli alunni perchè registrano miglioramenti o peggioramenti del percorso di un alunno. Gli insegnanti si potrebbero valutare tra di loro o dovrebbero fare un’autovalutazione ma dovrebbero essere molto onesti.Due insegnati dovrebbero lavorare nella stessa classe e si dovrebbero valutare a vicenda.
Cara Magdalena, il nodo della valutazione l’hai già superato semplicemente nelle ultime quattro righe. Purtroppo in Italia la valutazione degli insegnanti è data dai risultati degli studenti: mediocre, tranne poche eccellenze.
Insegnanti mediocri, studenti mediocri. Quante volte abbiamo assistito all’abilita di professori capaci di rianimare menti morenti? Ci sono i casi in cui i professori hanno cambiato la direzione della vita degli studenti. In bene. Ma purtroppo anche in male. È il materiale umano l’aspetto fondamentale, come in tutte le professioni a contatto con le persone: dai neonati agli anziani.
Purtroppo la scuola è stata utilizzata come sbocco di lavoro per persone che non avrebbero trovato spazio nel mondo del lavoro privato. Per questo abbiamo una scuola scadente con professionisti scadenti. Tranne eccezioni.
Poi quando provo a fare la differenza tra “metodo” scientifico di insegnamento e “merito” ossia la scelta dei capitoli della disciplina, qui si “rompe l’orologio”. Gli insegnanti confondono il metodo con il merito e quando viene chiesto loro di valutare il metodo di trasmissione di conoscenza si trincerano dietro la frase: “ognuno ha il proprio metodo” . E no. Il metodo è scientifico, è oggettivo e non soggettivo.
Ripartiamo da qui? Poi tutto il resto verrà da sé, con la riduzione del personalismo a favore di una professionalità su base scientifica.
Forse le cose cambieranno quando l’insegnante mediocre smetterà di pretendere che gli venga ripetuta una lezione studiata a fatica da un alunno che non ha acquisito un reale metodo di studio, sostenendo che si è inventato un “mal di pancia” per non essere interrogato, senza andare oltre … Che cosa fa l’ insegnante per evitare quel malessere? Ascolta le richieste di aiuto di quell’alunno? Le conclusioni frettolose sono: l’alunno non ha voglia di studiare, è colpa della famiglia assente …. L’insegnante che valuta ma non vuole essere valutato non ha una reale identità. Dovrebbe trasmettere il piacere di conoscere, imparare, acquisire sicurezza espositiva, operativa….. dovrebbe rivedere il “metodo” di trasmissione di conoscenza, dovrebbe farsi delle domande e darsi delle risposte.
A quanto pare, nel mondo odierno, sembra essere indispensabile la valutazione.
Il mio professore di Latino e Greco del Liceo diceva sempre “ricordatevi che nel momento in cui diamo un voto, noi docenti stiamo valutando il vostro impegno riguardo un preciso argomento. Non stiamo valutando la vostra persona”.
Se spiegassimo agli alunni questo saremmo già un bel passo avanti, capirebbero che loro non sono il voto che hanno preso.
Maria che prende 10 come voto (es. nella verifica dei verbi) non è differente da Massimo che prende 2. Maria più di questo non potrà imparare, Massimo ha delle lacune da riempire.
Non vuol dire che Massimo è meno abile nella vita in generale, meno simpatico o meno furbo. Vuol dire ESCLUSIVAMENTE che è stato meno bravo in quel contesto!
Massimo lo sa che avrà occasioni per riscattarsi e non varrà per sempre 2?
Maria lo ha capito che dovrà impegnarsi sempre e che un 10 non farà la sua vita grande?
Apprezzo molto l’intervento di Gabriele, preciso e puntuale riguardo ai vari significati della valutazione scolastica. Penso anche a quanto tendiamo, in generale, a valutare le persone soltanto in base ad aspetti parziali