“Gli uomini che possiamo ringraziare” dal Corriere della Sera del 07.03.15
Aspettando l’8 marzo, abbiamo chiesto alle lettrici e ai lettori di condividere i nomi e le facce delle donne importanti nella vita di ciascuno: nella scia di un hashtag, #ringraziounadonna , sono arrivati centinaia di omaggi digitali a madri e nonne, maestre delle elementari, amiche geniali, scienziate come Rita Levi Montalcini e scrittrici come Virginia Woolf, partigiane della libertà come le italiane della Seconda guerra mondiale o la pachistana Malala, ragazze coraggiose come Franca Viola che nel 1965 rifiutò le nozze riparatrici e denunciò il suo ex fidanzato-stupratore. Rovesciamo la prospettiva: a chi pensiamo se proviamo a dire #ringrazio un uomo ? Il Novecento ha squassato quel modello di relazioni discese dai patriarchi che per secoli aveva inchiodato un equilibrio asimmetrico tra i sessi, tra di noi; stiamo ancora affrontando insieme i cambiamenti – personali, sociali, simbolici – che questa rivoluzione ha portato con sé. Il viaggio è appena cominciato: se guardiamo indietro, alle madri o alle nonne che ci hanno accompagnato fin qui, vediamo quanto il salto possa tuttora dare le vertigini. Forse la verità è che, tre generazioni dopo, gli esiti di quel balzo esistenziale non sono scontati. Per questo è importante, nel 2015, ringraziare anche gli uomini. Sì, ma quali?…..
L’8 marzo è una giornata che poche e pochi ormai celebrano, che viene sopportata, spesso avversata. Ma in tempi in cui parliamo inquieti di sottomissione – della nostra civiltà con le sue libertà giovani, delle donne rispetto agli uomini – questa festa può rappresentare un’occasione semplice per essere fiere di quello che siamo e per essere, insieme, più forti in un cammino incerto. Lo dobbiamo costruire, con coraggio, ancora: le donne pronte a rischiare per non fermarsi, perché le nostre conquiste non sono mai definitive; gli uomini pronti ad abbandonare il conforto di identità fuori tempo massimo.