ad ogni paese, i suoi eroi

4 marzo 2015 di: Rosanna Pirajno

A Mosca, Boris Nemtsov è stato sepolto nel medesimo cimitero in cui riposa Anna Politkovskaya, come lei assassinato perché dissidente e critico oppositore dello zar Putin di tutte le Russie, entrambi «vittime di trame mai chiarite» in cui l’opinione pubblica di larga parte del mondo vede pesantemente coinvolto lo stesso Putin. Da quelle parti pare in uso liberarsi degli avversari politici, e non solo, con metodi spicci e sanguinari, il potere si fa potere assoluto come ai tempi bui delle peggiori tirannie.

Ma anche in altre parti di questo mondo inquieto ci si libera allo stesso modo dei dissidenti, si mandano in galera i e le blogger indisponenti, si puniscono donne che hanno osato alzare la testa, parlare a viso scoperto delle ingiustizie e delle arretratezze dei loro paesi mentre, in quei paesi, le donne debbono restare mute e sottomesse. L’ultima in ordine di tempo è Intissar Al Hassari, uccisa a Tripoli a colpi di pistola perché attivista in favore delle “Donne libiche per l’illuminismo”, figurarsi.  Dicono le fonti di informazione che osava chiedere il disarmo delle milizie accusando «apertamente i miliziani dell’Isis delle brutalità commesse in nome del fondamentalismo religioso», figurarsi, e che osava perfino tenere aperta una biblioteca-bar nel centro di Tripoli, con una cooperativa di donne, «invitando la gente a donare libri, nella speranza che la cultura vincesse sulla violenza», figurarsi. E dicono anche che «ha pagato con la vita il suo impegno per la libertà nel suo Paese».

«Guai a quel paese che ha bisogno di eroi», avvertiva Brecht, ma in troppi paesi non si è ancora smesso di crearne, di eroi per caso con la sola pretesa di voler affermare diritti fondamentali delle persone, verità irrinunciabili dell’esistenza. Oppure con volontà di operare, come l’indimenticato sindaco pugliese Angelo Vassallo che difendeva dalla speculazione il territorio “bene comune”, in favore della collettività piuttosto che degli interessi propri, privati e individuali.

«Di chi ci si può fidare, oramai?» si chiedeva costernato uno dei tanti palermitani colpiti dall’arresto del presidente della Camera di Commercio, il Roberto Helg cavaliere e commendatore che si professa baluardo antiracket e viene beccato con una sostanziosa mazzetta in tasca. Scandalo che segue di pochi giorni la caduta di un altro big sedicente antimafioso, il presidente degli industriali Antonello Montante accusato da mafiosi di mantenere rapporti mafiosi con certi boss mafiosi. Di chi fidarsi più, quando uno dopo l’altro crollano per corruzione e collusione, non dico gli eroi ché questi non lo sono neppure per finta, ma dirigenti e manager, la cosiddetta “classe egemone” sia politica che imprenditoriale, quelli che occupano posti di potere e di responsabilità.

Che questo paese che non ha più eroi, ai vertici non abbia più neppure persone perbene e responsabili, tranne le solite minoritarie eccezioni, è molto demoralizzante, crea sfiducia e assuefazione tali nei cittadini che diventa virale il tarlo della corruzione magari solo per sfidare il sistema: «ma io, perché no?».

1 commento su questo articolo:

  1. Adele scrive:

    Ottimo articolo. Ormai Rosanna ci ha abituato a queste incisive e illuminanti incursioni socioculturali. Complimenti!

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