Avvocato? Medico? Ingegnere?
“Ragazzo, cosa vuoi fare per i prossimi quarant’anni?”
Questa è la domanda più in voga nei mesi precedenti alla tanto temuta maturità, una domanda che scatena nella mente dello studente tanta aspettativa, ma soprattutto puro terrore.
Cosa ne sa un diciannovenne di quello che potrà riservargli la vita una volta sganciatosi dal mondo della scuola? Una scuola che gli ha sempre fornito una precisa tabella di marcia, neanche fossimo detenuti ai lavori forzati. Cosa farsene ora di una libertà di scelta così vasta da sentirsi persi?
L’orientamento è l’elemento chiave di una decisione serena e consapevole, ma, diciamocelo, non esiste! La famiglia è di grande aiuto in questi casi, ma non ha questo compito, dovrebbe averlo la scuola superiore. Dovrebbe aprire la strada alla scelta dell’Università già dal terzo o quarto anno, ed invece lo studente si ritrova a decidere completamente abbandonato a se stesso, all’indomani di una maturità che lo ha lasciato quasi senza forze. Così, anche se vorrebbe correre in spiaggia e rilassarsi tra le acque cristalline del suo mare, cosa fa? Si rimbocca le maniche e ricomincia daccapo. S’informa di un’informazione che non è mai completa. Impazzisce in quei siti universitari, ché per venirne a capo ci vorrebbe un’equipe di informatici professionisti! Si fa un’idea di come sarebbe se scegliesse l’una o l’altra facoltà: cerca di seguire le sue passioni. Oppure no. Perché non porterebbero ad una stabilità economica. Chiede in giro. Si entusiasma. Si demoralizza.
Alla fine sceglie, perché il tempo stringe, ed ha scelto qualcosa che si porterà avanti per il resto della vita in circa venti giorni, tra la fine di Luglio e la metà di Agosto. Sceglie una facoltà che il più delle volte lo porrà di fronte all’ennesimo test, all’ennesimo foglio di carta che decide al posto tuo.
Questo deve essere la scelta universitaria? Un salto nel vuoto?
No, non dovrebbe. Dovrebbe essere una scelta poco stressante, una scelta ponderata e razionale, frutto di interesse da parte di una scuola che sembra essere inesistente, che lascia i ragazzi la tanto agognata indipendenza sì, ma abbandonandoli in balìa della loro atroce indecisione, degli impegni e dello studio “matto e disperatissimo”, in un ultimo anno per loro determinante.
Cara Elisabetta, credo tu abbia colto nel segno, il problema principale è la mancanza di orientamento, la mancanza di una guida, di qualcuno che spieghi quali sono i pro e i contro delle nostre decisioni, che ci renda sicuri di quello che vogliamo, almeno in linea generale, essere nel nostro futuro. É da tenere a mente, però, che le idee sono labili e che, magari, dopo anni passati credendo di voler diventare, che ne so, veterinario, uno scopre che non era la sua strada, ma questi sono casi “limite” che dovrebbero essere tenuti al minimo e così non è, se le cose nelle scuole stanno come le hai descritte tu, sarà, forse, anche un po’ che la scuola riflette quella che è la società in cui e con cui è costretta ad interfacciarsi? O che la scuola, che dovrebbe fare da guida non ne ha essa stessa una?
Io, invece, ritengo che purtroppo la scuola non possa fare granchè, non possa “indirizzarci”, semplicemente perchè non ha i mezzi per farlo. La scuola ci permette di confrontarci con tante e diverse materie, in relazione alle quali ci mostriamo più o meno interessati, più o meno capaci, ma se una persona eccelle in tutto? O se, per esempio, mostra spiccate capacità nelle materie umanistiche, ma quello che vuole fare della sua vita (forse paradossalmente) si discosta da tutto quello che ha sempre studiato e in cui ha sempre brillato? Come potrebbero fare gli insegnanti a capire cosa vogliamo fare del nostro futuro potendosi basare fondamentalmente solo sul rendimento in questa o quella materia? Mi dirai: “dall’interesse e dall’amore che ci mettiamo”, ma non tutti i ragazzi sono in grado di esternarlo, nè tutti gli insegnanti sono in grado di riconoscerlo, anche perchè a volte l’interesse ostentato è solo opportunistico. Nella scelta più difficile della nostra vita siamo abbandonati a noi stessi, è vero, ma perché non potrebbe essere altrimenti. Certo sono utili i consigli, ma a scegliere, alla fine, siamo noi, solo noi.
Hai ragione, Elisabetta, non solo siamo abbandonati a noi stessi in questa scelta, ma dobbiamo anche fronteggiare la pressione e le aspettative che su di noi riversano amici e parenti, il tutto in un tempo limitassimo. Oltre che la scuola penso dovrebbe essere compito anche della famiglia sostenerci nella scelta e incoraggiarci, se serve, a prenderci tutto il tempo che ci serve per decidere.