campo scuola, esperienza alternativa alla didattica tradizionale

24 marzo 2015 di: Magdalena Marini

Per gli insegnanti, decidere di accompagnare gli alunni al campo scuola non è affatto facile: impegni personali e di lavoro, stanchezza accumulata in un anno scolastico faticoso … Tuttavia, ob torto collo qualcuno deve pur dare la propria disponibilità … e così si parte. L’itinerario è uno dei tanti proposti dalle numerosissime associazioni operanti sul territorio e può essere a carattere naturalistico, archeologico, artistico, con un’offerta comprensiva di viaggio in pullman, pernottamento, pranzo, cena in alberghi a tre o quattro stelle, laboratori e visite. Per gli insegnanti accompagnatori il compito fondamentale è quello di contenere l’esuberanza degli alunni, sperare che apprezzino la cucina dell’albergo, augurarsi che dormano almeno qualche ora senza fare chiasso, apprendendo cose nuove in una situazione alternativa alla scuola. Così, nonostante la stanchezza e la conseguente necessità di riposo, dopo aver scarpinato tutto il giorno, gli insegnanti accompagnatori si trasformano in guardiani che si aggirano come fantasmi nei meandri della struttura ospitante. A volte si siedono pazientemente in un angoletto strategico e intervengono in modo che gli alunni non possano muoversi per i corridoi alla ricerca di stanze in cui organizzare pigiama party, riunirsi per chiacchierare, fumare di nascosto, mangiare “schifezze”, giocare a carte, vedere programmi televisivi o affacciarsi al balcone chiamando gli altri a voce alta, visto che i telefonini vengono ritirati dopo la cena per evitarne un uso improprio durante la notte.

Aspettano anche che arrivi il portiere di notte per riferire che gli altri ospiti dell’albergo si lamentano perché non riescono a dormire …. Inutile chiedere agli alunni di parlare sottovoce, di prepararsi con una bella dormita ad affrontare il faticoso programma previsto per il giorno successivo. Inutile minacciare telefonate alle famiglie, note e sospensioni oppure prenderli con le buone, trasformandosi in mamme e papà, di cui non sentono affatto la mancanza. C’è poi da dire che talvolta l’albergo lascia un po’ a desiderare … il gestore un po’ prevenuto nei confronti dei “piccoli selvaggi senza regole”, ma intanto si è assicurato l’albergo pieno e le sovvenzioni del Comune. Tanto si è capito che quello che i ragazzi stanno vivendo non è un campo scuola ma una vacanza dalla scuola. Poi spesso succede che un alunno discolo si comporti in modo esemplare, che il secchione scopra la trasgressione, che un alunno disinteressato si appassioni alla difesa dell’ambiente e un altro si innamori di un’opera d’arte. Così l’insegnante nel suo angoletto strategico si consola un pochino e va a dormire alle due. Fra qualche ora la luce del sole darà a tutti il buongiorno e insieme faranno un’abbondante colazione. Coraggio! Ce la possiamo fare!

4 commenti su questo articolo:

  1. grazia scrive:

    trovo che il campo scuola sia una delle esperienze più belle che possano capitare ad un insegnante
    infatti porto nel cuore ogni piccolo pezzettino delle esperienze che ho vissuto in tutti questi anni di lavoro con i ragazzi

  2. ARTURO scrive:

    Da questo racconto si evince quella che è la realtà dei fatti. Si riflette ciò che succede verosimilmente nei campi scuola. Confermo quanto scritto da Magdalena, avendo vissuto il campo scuola da entrambe le prospettive, al di là e al di qua della cattedra. Quando si è studenti, il campo scuola è la realizzazione/manifestazione della massima euforia ed esuberanza di ciascun ragazzo/ragazza poiché si ha la possibilità di vivere con TUTTI i propri compagni un’esperienza che va al di là delle 5 ore mattutine e quindi porta all’interno di ciascun partecipante esaltazione e coinvolgimento emotivo. Tuttavia, l’eccessiva gioia di condividere un’esperienza simile può portare invece chi è al di qua della cattedra, l’insegnante, a un pressing ed uno stress eccessivo nel gestire gli animi e regolare ogni singolo comportamento. Mi è capitato spesso di sentire professori che chiedevano ai colleghi il perché si decidesse di farsi carico di tante responsabilità e se fosse meglio quindi, a parità di cose, farsi una “vacanza” con i propri colleghi o la propria famiglia in tranquillità. Se interpellato riguardo a ciò, ho sempre sostenuto che gli insegnanti che si fanno carico di 60/70 ragazzi in preda all’euforia in realtà non pensano minimamente all’equivalenza campo scuola/vacanza; ritengo altresì che il Professore sia sempre a lavoro e, nel momento in cui decide di partire, lo fa perché mosso dal proprio spirito puramente altruista, teso alla “realizzazione” della gioia degli studenti, ma che,allo stesso tempo, comporterà la fatica di cui si parla nel racconto. Detto questo, per un insegnante altruista, il suo lavoro passa in secondo piano dal momento che è più importante il campo scuola dei ragazzi.

  3. Gabriele scrive:

    Campo scuola? Che esperienza.
    Quando ricordo i vari campi scuola a cui ho partecipato nella mia vita ricordo anche, indubbiamente, gli accompagnatori.
    Ogni volta, e dico ogni volta, al ritorno in aula dopo un’esperienza di questo tipo il rapporto con i docenti-accompagnatori era notevolmente migliorato.

    Infatti la stragrande maggioranza delle volte il professore diventa un eroe e tra i ragazzi c’è la sensazioni di aver vicino una persona di cui potersi fidare. La cosa più bella di tutto questo è che non sarà considerato come un “amico” ma pur sempre un docente e la sua autorità sarà tutt’altro che sminuita!

    Viva i docenti che hanno il coraggio di dire sì a questo tipo di esperienze. Lo stress di non dormire molto per qualche notte sarà ripagato con notevoli tornaconti una volta che tutti si troveranno di nuovo tra i banchi di scuola!

  4. aurora scrive:

    Sulla nave da crociera che si trovava a Tunisi e sulla quale erano imbarcati i turisti rimasti coinvolti nell’attentato terroristico al Museo del Bardo c’erano anche trenta studenti dell’alberghiero di Maiori. I ragazzi, che si trovavano in compagnia di tre docenti, sono rimasti sull’imbarcazione evitando la rischiosa la visita del museo.Si sono salvati!
    Sull’aereo precipitato nelle Alpi francesi viaggiava anche una scolaresca di sedici alunni e due insegnanti del Ginnasio di una cittadina tedesca. Erano stati per una settimana a Barcellona per una vacanza premio. Non si è salvato nessuno….
    Il nostro pensiero va inevitabilmente alle famiglie di quei ragazzi e dei loro insegnanti e di tutti gli altri compagni di viaggio.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement