la regola dell’equilibrio di Carofiglio

12 marzo 2015 di: Angelo Bagnara

Gianrico Carofiglio ha scritto un libro che ha per titolo “La regola dell’equilibrio“. Perché lo ha scritto? Perché si scrive un libro? Ritengo per fare sapere al lettore ciò che si pensa su quell’argomento.

Alla fine del libro io ho concluso che la regola dell’equilibrio forse non esiste. Pensate ad un mondo senza dislivelli, piatto, senza furti, guerre, liti, controversie. Un mondo inerte, monotono, fastidioso, senza quella vita che è la nostra, quella di tutti i giorni e che viviamo quotidianamente con difficoltà e spesso con sofferto impegno.

La sua tesi non appare mai chiara, ma in ogni parola, in ogni frase della pagina il lettore può percepirla; è un libro che va letto molto lentamente e che ti ripaga. Fa vivere il dramma etico del legale, specie dell’avvocato penalista che deve difendere l’innocente, il che è molto raro, mentre è più frequente il peso che gli grava sulle spalle, quello di dover difendere l’imputato colpevole a volte parzialmente reo confesso, comunque reo. Con grande maestria descrive tanti casi cha fanno rabbrividire; il penalista sa che il suo cliente, che deve difendere e di cui deve dimostrare l’innocenza, è invece colpevole, lo è più o meno interamente, ma lui, per mestiere, lo deve difendere e deve dimostrare che non lo è!

Ed il Giudice? Qui tutto si complica in quanto il giudice, per definizione, è colui che è al di sopra dell’equilibrio e deve esprimere il giudizio assoluto che definisca l’avvenimento e che possa dire: questo è colpevole, questo è innocente e dare la pena che può variare da pochi mesi di reclusione e alla perdita della libertà, per anni o per tutta la vita.

Il tutto si complica e non poco se il giudice diviene imputato! L’avvocato che deve fare? In questo caso la regola dell’equilibrio vi è ancora? Come si fa a difendere colui che per definizione non può essere difeso, ma deve essere colui che deve giudicare?

Ho riflettuto su questo insieme e mi è venuto in mente ciò che è scritto, a grandi lettere in tutte le aule dei Tribunali: La Legge è uguale per tutti. Ma queste parole era proprio necessario scriverle? Non sono pleonastiche? Vi immaginate poter pensare che non sia così o che vi sia mancanza di equilibrio entro l’aula di un Tribunale, quasi che sia lecito pensare a qualcosa di diverso da quanto è li scritto a grandi lettere?

Le mie conclusioni, tristi o logiche, sono forse quelle di Carofiglio: la regola dell’equilibrio forse non esiste, ammesso che sia questo quello che desiderava capisse il lettore.

3 commenti su questo articolo:

  1. Adriana scrive:

    Equilibrio o squilibrio Carofiglio è uno dei miei preferiti quasi un filosofo!

  2. Ornella Papitto scrive:

    La “tendenziosità”, mi pare di individuarla proprio nella scelta del titolo: la natura dell’equilibrio è essenzialmente precaria, instabile. Sarà questa la sua regola? ;-)
    … Mantenersi in equilibrio… ;-)

  3. Giovanna scrive:

    Carofiglio è uno dei miei preferiti, l’ho visto a poco a poco maturare ed anche a me sembra che ormai sfiori il filosofare, equilibrio, squilibrio, nessuno è squilibrato totalmente, per fortuna, perchè un pizzico di follia fa a tutti bene

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