le tombe del tempo

9 marzo 2015 di: Rossella Caleca

Le divinità alate stavano alle porte della città, per difenderla dai demoni. Non ci sono riuscite. Gli angeli barbuti dal corpo di toro, usciti dai sogni di tremila anni fa, sono stati uccisi a colpi di martello pneumatico perché perfino il nome di Ninive sia cancellato.

E’ un errore paragonare le orde dell’Is ai barbari. Le popolazioni germaniche che invasero l’impero romano conoscevano e ammiravano la cultura dei loro nemici, e non ne distrussero, intenzionalmente e sistematicamente, i monumenti; piuttosto diversi evangelizzatori e vescovi cristiani, tra tarda antichità ed alto medioevo, ordinarono la distruzione di templi ed altari, per costruire al loro posto chiese e stroncare il culto degli antichi dèi pagani: ma, nonostante la furia religiosa, molte opere d’arte vennero riconosciute e preservate in quanto tali.

La furia religiosa, il potere di coloro che tengono le chiavi del recinto del sacro, che governano la forza spaventosa della tensione al trascendente che diventa esperienza dell’inumano: è vero che in Occidente abbiamo rimosso, dimenticato questo potere, che ci illudiamo di averlo domato dopo la rivoluzione scientifica e l’Illuminismo, che la nostra religiosità, da molti secoli, si intreccia alla razionalità: ma non è solo il disconoscimento di questo potere in altre culture che ci rende atterriti e fragili di fronte a questi crimini contro l’umanità.

E’ anche dall’interno della nostra stessa cultura che viene l’odio incontenibile verso diversità e pluralità, da sacche rimosse di volontà di potenza e di dominio nutrite dall’irrazionale: l’assoluto religioso è figura e mezzo dell’assoluto dominio sugli uomini in questo mondo, teso a cancellare non solo i corpi, ma la memoria di qualsiasi alterità al di fuori di esso: una forza non umana che si autoalimenta di uomini- burattini per distruggere anche il ricordo di ciò che è e che fu nel mondo al di fuori di essa: il tempo umano, che non può che essere plurale.

2 commenti su questo articolo:

  1. SIlvana F, scrive:

    Sono contenta che tu abbia scelto un articolo con questo argomento che era necessario qualcuno trattasse e tu l’hai fatto nel modo migliore, brava davvero.

  2. Ornella Papitto scrive:

    Brava Rossella, il desiderio di distruzione non può essere confuso con il “divino” ma è il prodotto della propria impotenza a cambiare in meglio, il corso della propria vita.
    Miserabili maschi, confusi e impotenti.

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