Riforma del Senato, Job’s act, Italicum: argomenti che ci dividono ma che non possiamo ignorare
C’era un tempo in cui, guardando la politica, si registrava con noia: “Non cambia mai nulla!”.
Almeno da questo punto di vista, non abbiamo di che rammaricarci.
Le cose stanno cambiando, e tanto in fretta, che non riusciamo nemmeno a capire bene. Restiamo frastornate e confuse, trascinate quasi contro voglia, da una parte o dall’altra, ad esprimere un giudizio: plauso o condanna .
Non posso certo assumermi la responsabilità di dipanare queste ingarbugliate matasse. Posso solo mettere sul piatto, e con esitazione, alcune osservazioni personali e parziali. Ne farete il conto che vorrete.
Riforma del Senato. Credo positiva la eliminazione del “bicameralismo perfetto”. A chi contesta il fatto che i componenti del nuovo Senato non saranno eletti direttamente da cittadine/i (che quindi sarebbero privati del loro potere democratico), faccio osservare che tale diritto continueranno ad esercitarlo pienamente e liberamente eleggendo i componenti del Parlamento (la “prima Camera”).
Mi sembra inoltre più che giusto dare autorevolezza ad una assemblea che rappresenti direttamente regioni e comuni, i cui esponenti sono legati alle cittadinanze ed ai loro problemi quotidiani ben più di tanti “senatori”, spesso sconosciuti dai loro stessi elettori
Jobs Act. Reputo positivo lo sforzo fatto per ridurre le molteplicità dei contratti ed unificare le
modalità di assunzione e licenziamenti. Reputo anacronistica l’immagine di datori di lavoro dai denti aguzzi, desiderosi solo di licenziare i propri dipendenti. Reputo giusto lo sforzo di omogeneizzare le condizioni dei lavoratori rispetto alla disoccupazione (cassa integrazione per alcuni / zero assistenza per altri). Considero positiva l’istituzione di un sistema di sussidi di disoccupazione generalizzati per tutti; ma li considero inadeguati per consistenza e durata. E’ stato difficile ma giusto tentare di mettere ordine in questo campo. E ricordo (nessuno lo ha fatto!) che alcuni studiosi che hanno lavorato su questo tema (da D’Antona a Biagi) sono stati assassinati proprio per questo loro impegno.
Italicum. Non ho mai capito molto le leggi elettorali, ingarbugliate e piene di trabocchetti. Abbiamo per due legislature ingoiato il “porcellum”, cioè il potere totale delle direzioni centrali dei partiti di designare i vari candidati, ed in ordine di possibile elezione. Per cui giustamente si è detto che l’attuale Parlamento è composto non da “eletti”, ma da “nominati”. L’Italicum cambia solo a metà questa vergogna. I collegi elettorali devono ancora essere definiti; le varie liste presenteranno lì i loro candidati; i capolista saranno intoccabili: se si vota quel partito si elegge automaticamente anche l’uomo o la donna che ne capeggia la lista; gli altri/le altre saranno scelti con il voto di preferenza espresso dagli elettori; voto che sarà doppio (il secondo voto valido, solo se dato a un candidato di sesso diverso dal primo). Sembrerebbe, in sostanza, una sanatoria a metà.
Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi.Ma una cosa è certa:
le cose non stanno ferme.
Ottimo articolo che non solo stimola l’andare al fondo delle cose, ma chiarisce certe incertezze inevitabili nel percorso della nostra politica.
Sono contenta che anche Simona Mafai di alcune leggi ha capito poco, io addirittura niente!