Salute, senza le prove la malattia non vale da ”Il Fatto Quotidiano” del 21.03.15

21 marzo 2015 di: Ruggero Piperno

Purtroppo oggi la cultura della pietà, sentimento a volte bistrattato, è in subbuglio con conseguenze che non è facile prevedere. La maggior parte delle malattie mentali non hanno ancora riscontri oggettivi, per quanto possano comportare un vissuto soggettivo e una forma identificabile, non sono dimostrabili. Questo sancisce uno status di malattia incerto, in cui il dubbio fra avere una malattia e fare finta di averla diviene sottile e la possibile solidarietà viene minata dalla presunta malafede. Molière mette in scena “Il Malato Immaginario” seguendo la cultura della Francia di fine 600 che considera i folli persone affette da una malattia immaginaria, ponendo anche i curanti nel ruolo di poco più che ciarlatani.

Chi soffre di disturbi non oggettivabili si sente facilmente in colpa per quella che gli altri ritengono una finzione di malattia, e questa colpa si trasforma spesso in mancanza di diritti che coinvolge chi soffre e i suoi familiari. C’è da chiedersi quanto ancora oggi le persone che soffrono di un disturbo mentale vengano viste come malati immaginari, o non vengano viste affatto, solo così si possono capire quella sorta di “case da fantasmi” che erano i manicomi. L’ultimo atto della legislatura italiana su questo tema dovrebbe essere il superamento dei manicomi giudiziari, speriamo che ciò significhi realmente una migliore qualità della vita per chi ora li abita e non soltanto un bel gesto.

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