sono bambina, non una sposa
La campagna di sensibilizzazione “Sono Bambina, non una Sposa” partita giorno 21 Settembre 2014 dalla Sicilia, e di cui abbiamo parlato in questo sito, prosegue il suo cammino con grande impegno ed interesse. L’obiettivo prefissato da noi ideatrici, Giorgia Butera, Alessandra Lucca e Federica Simeoli comincia ad estendersi e concretizzarsi in azioni ed attività. «Siamo convinte che il sapere diffuso e condiviso, per quanto riguarda la condizione dei diritti umani negati, possa contribuire ad una presa di consapevolezza utile ad un fenomeno di cambiamento».
La campagna di sensibilizzazione “Sono Bambina, non una Sposa”, ha intrapreso l’azione di partneriato con l’associazione Hands off Women a partire dalla nostra prima missione, che sarà effettuata in Kenya entro il 2015. La nostra logista sul territorio è Simona Malvassori, italiana ma malindina di adozione. Abbiamo avviato l’organizzazione su territorio italiano di incontri negli SPRAR, nelle scuole ed Istituti Penitenziari. Il primo incontro è già avvenuto al carcere Ucciardone di Palermo, dove la direzione ha deciso di farci incontrare i detenuti protetti, ovvero, pedofili, assassini e violentatori.
Abbiamo titolato questo ciclo di incontri: “Squilibrio di genere e negazione dei diritti umani”, affrontando il tema della crescita naturale del bambino, dello squilibrio di genere, dell’abuso di una persona ed, indubbiamente, dei diritti umani negati. Ha partecipato all’incontro anche Valentina Vivona, Psicologa dello SPRAR ed anche lei del Team Mete onlus, l’associazione che promuove la campagna di sensibilizzazione “Sono Bambina, non Una Sposa”. Stiamo lavorando all’organizzazione di un convegno internazionale dal tratto giuridico.
La campagna sarà presente all’Expo il 4 Luglio 2015 all’interno dello Spazio Woman, in occasione di una conferenza tra donne del Mediterraneo. All’estero abbiamo avviato una serie di rapporti, alcuni istituzionali. Siamo entrate con ampia diffusione in Kenya ed Albania, all’interno del Collegio Turco di Tirana. Altri paesi come la Costa d’Avorio, stanno seguendo con interesse la nostra campagna.
Simonetta Lein, artista a livello internazionale, produrrà dei murales nella città di Philadelphia con alcune storie da noi documentate. Una potenza visiva non indifferente. La nostra campagna sarà presto oggetto di tesi di laurea: Enrica Alemanno, laureanda in cultura araba all’Università degli Studi di Bari, dopo aver letto della nostra campagna nel settimanale femminile Gioia, ha deciso di affrontare la questione dei matrimoni precoci e forzati. Intendiamo con il nostro impegno, donare conoscenza e consapevolezza, con questi obiettivi:
- Diffondere la cultura del rispetto, della dignità umana e del diritto alla crescita naturale;
- Consolidare il rapporto educazione/istruzione nelle diverse culture;
- Fornire informazioni e conoscenza su aspetti legislativi e procedurali, relativi al tema delle spose bambine e dei matrimoni precoci e forzati;
- Realizzare una mappatura delle varie zone del mondo interessate al fenomeno;
- Contribuire all’alfabetizzazione sociale;
Il matrimonio deve essere una scelta. E quando viene imposto, soprattutto in età precoce, si tratta di violazione dei diritti umani con conseguenze fisiche, intellettuali, psicologiche ed emotive. Ed è molto probabile che per le ragazze si prospetti una gravidanza, con molti rischi sia personali sia per il nascituro e, con la certezza di una vita sottoposta a sottomissione, anche sessuale. In molte zone del mondo la tradizione vuole che sposarsi comporti il rafforzare la famiglia della sposa ed assicurare futuro economico. In alcuni casi, il voler proteggere la giovane, garantendole un uomo “sicuro” al suo fianco. Bisogna modificare la convinzione culturale che la donna non deve essere relegata ad un ruolo subalterno, vittima di un sistema patriarcale.
Alcuni dati: Onu, nel mondo 1,8 mld di giovani sotto i 24 anni su una popolazione complessiva di 7 miliardi 300 milioni di persone; nei paesi più poveri il loro numero aumenta sempre più rapidamente e, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, i giovani raggiungeranno i due miliardi entro la metà del secolo (l’India è il paese con la popolazione più giovane, pari al 30 per cento degli abitanti). La stragrande maggioranza degli under 24 – nove su dieci – vive nei cosiddetti paesi “in via di sviluppo”, e affronta pesanti ostacoli per realizzare il proprio diritto all’educazione, alla salute e per vivere una vita libera da violenze. Si stima che 57 milioni di ragazze e ragazzi non vadano a scuola e che ogni giorno 39mila bambine vengano fatte sposare (entro il 2020 altri 142 milioni di piccole seguiranno la stessa sorte).