differenza di genere
Era il 2004. Una proposta: un corso breve per docenti di Scuola Media Inferiore, per diffondere le buone prassi a favore delle Pari Opportunità: orizzonti che credevo conosciuti si aprivano, inesplorati.
L’indignazione mi inondava. Intuivo che esisteva una confusione nei vocaboli che mi spingeva ad andare oltre. Provo ancora quella vertigine, di fronte a quel precipizio ideologico che aveva omologato anche il mio pensiero. Ero una conformista.
Sempre la stessa domanda: ma differenza e diversità, sono sinonimi? Un articolo di Silvio Pergameno rinforzava il dubbio, insieme alla parte legislativa sulle Pari Opportunità in riferimento alla “Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27/03/1997. Obiettivo strategico B. 04: Formazione ad una cultura della differenza di genere. L’obiettivo: recepire… i saperi innovativi delle donne nel promuovere l’approfondimento culturale e l’educazione al rispetto della differenza di genere”. La “differenza di genere” era l’argomento che meno mi aveva convinta per come era stato trattato dalle diverse fonti e iniziai con l’approfondimento.
Silvio Pergameno, su La legge delle donne … «La nuova legge sulle “pari opportunità” nasce dal lodevole intento di promuovere “di fatto” un principio di uguaglianza, quello tra i sessi, che la costituzione sancisce all’art. 3… Eguaglianza tra i sessi o tra i generi – maschile e femminile – come, più elegantemente, è diventato dire di moda adesso, ma come si insegnava un tempo già alle elementari, sia pure nel quadro della vituperata analisi grammaticale». Tale riflessione è stata un tarlo, insistente, sordo e continuo, che non mi ha più abbandonata per tutto il percorso.
Il Genere, è Maschile o Femminile, ossia fonda le radici nella “diversità”.
Dal Devoto-Oli: «Diversità: contrasto parziale o totale tra i caratteri distintivi di due o più cose o persone». Nella parola “diversità “ è presente la caratteristica dei “caratteri distintivi”.
Dal Devoto-Oli: «Differenza: qualità o condizione per cui una o più cose si trovano in rapporto di totale o parziale diversità». Nella parola “differenza” sono presenti le caratteristiche della “qualità”.
A cosa si riferiscono quando scrivono: “differenza di genere”? Alle differenze interne a ciascun genere? O alla diversità tra genere maschile e femminile? Sostengo che la “differenza di genere” debba essere ridefinita come differenze tra la diversità di genere. Che pasticcio ho combinato? Ho smontato un impianto concettuale? Così stravolgo anche le azioni che da esso derivano! Con che cosa lo sostituisco il “genere”, proveniente dal regno animale?
Da dove deriva la parola “femminismo”? Da “feminism”, che richiama al concetto del genere femminile e non alla parola “donna”. Negli Usa, nel 1838, Sarah Grimk pubblica il Primo manifesto femminista protestante contemporaneo.
Contesto il concetto di “genere” applicato alla “differenza”, complice “La vituperata analisi grammaticale”… Grazie a Silvio Pergameno.
I sessi sono diversi. Se invece affronto ciò che è all’interno della categoria “diversità”, posso tranquillamente parlare di differenza. Infatti, per me, un gay appartiene al Genere Maschile, è portatore di una differenza all’interno dello stesso genere. Non è un DIVERSO. Stesso principio per una lesbica, che è portatrice di una differenza all’interno del nostro stesso genere. Non è DIVERSA da me, è solo DIFFERENTE e sottolineo che le sue qualità personali non sono condizionate dalle sue scelte sessuali, alla stregua delle mie.
In atto c’è ancora la volontà di ridurre tutto a una classificazione meramente sessuale. Questa è la cultura dominante, basata sull’immagine dell’Uomo che ha resistito per più di 6.000 anni. E’ forse il caso di dire basta?
Quanta confusione. E sufficiente leggere una lettera di un giovane gay, inviata a Natalia Aspesi e così intitolata “Il piacere (e il rischio) di essere diversi”, per comprendere come anche esso sia rimasto impantanato nella cultura dominante. Il giovane scrive: «la diversità, non solo biologica, è ricchezza, e noi dobbiamo vivere con questa coscienza. Mi pare veramente importante per noi stessi. Non mi sembra importante dire o non dire, mi sembra importante, invece, che io possa e voglia accettare l’altro chiunque esso sia, dovunque provenga, qualunque siano le sue idee». La sua, per me, non è una diversità ma una differenza all’interno dello stesso genere. Come cambiare la cultura ad immagine dell’uomo? Semplicemente sostituendo alla parola “Genere”, la parola “Persona”. È una proposta.
Occorre mettere definitamente al centro degli interventi legislativi, culturali, sociali, il Soggetto, la Persona; sottolineare le “differenze” all’interno di ogni “Genere” e tra i “Generi”, con le differenti qualità, talenti e abilità.
Mi trovai, follemente, a voler modificare il punto della DPCM del 1997: Obiettivo Strategico B. 04, da: “Formazione ad una cultura della differenza di Genere” alla “Formazione ad una cultura del rispetto della diversità e delle differenze tra le Persone”.
L’aspetto che più mi appassiona è il fatto di considerarci come persone, ossia in base alla intelligenza, ai pensieri, alle azioni, culturalmente e volontariamente determinati e, non più in base al sesso, che è naturalmente determinato e, soprattutto, non da me, non da noi.
La differenza innata tra maschi e femmine viene insegnata nei corsi di biologia a tutti i livelli di istruzione. Per corredo genetico Femmine (XX) o Maschi(XY) si nasce.Orientare psicologicamente un bambino in senso opposto a quello della sua componente innata oppure giudicare “diverso” chi manifesta, per una serie di ragioni, un orientamento alternativo a quello dovuto alla componente genetica, è sicuramente lesivo dei diritti della persona. Raggiungere lo status di Donna o Uomo dovrebbe prescindere dall’essere innanzitutto PERSONE.
Grazie Gemma. Dobbiamo essere unite in questo periodo di violenza verbale e fisica. Temo per la nostra laicità e per le nostre conquiste. Dobbiamo contrastare ogni forma di prepotenza, verbale e fisica. Sono seriamente preoccupata per le giovani, incastrate tra il desiderio di emancipazione e il conformismo dilagante.