il nostro eroe del 25 aprile
Ho avuto l’impressione che mai come quest’anno il 25 aprile sia stato sentito, ricordato e commemorato in tutto il Paese, che il bisogno di condividere momenti tragici ma carichi di speranza abbia coinvolto anche i più riottosi tra i negazionisti di ieri. E’ come se il popolo degli scornati di oggi, quelli che lottano per il lavoro l’occupazione la scuola la buona politica il buon governo della cosa pubblica e pure del territorio, si fosse d’un tratto ricordato dei sacrifici dei nonni e delle nonne per conquistare la libertà di cui fino ad oggi ha goduto e che per domani pare messa a rischio, che avesse voluto onorare tutti insieme immolazioni privazioni stragi martiri devastazioni rischi eroismi e altro compiuto nei lunghi mesi della Resistenza sulle montagne dei partigiani italiani, facendosi sentire.
Naturalmente c’è chi ha voluto precisare che non di soli comunisti si è trattato, e che tra le fila dei e delle partigiane si contavano pure cattolici e socialisti e persino anticomunisti, ma quel che conta è che avessero un ideale da perseguire e che per quell’ideale di Libertà per la Patria erano disposti a morire. Naturalmente Bella ciao ha risuonato lungo tutta la Giornata della Liberazione in mille versioni e arrangiamenti, tutti belli e sentiti, cantati suonati partecipati dalle folle scese in piazza in strada nei giardini nei teatri, a rendere omaggio ai reduci e commemorare i caduti in un afflato patriottico che non si sentiva dai tempi in cui il berlusca cancellò la ricorrenza dal calendario delle feste nazionali, contando sulla memoria corta e sulla indifferenza dei più.
E invece il bisogno di ideali pare avere riconquistato la gente, almeno in parte, non esageriamo, ma un segno forte a me pare venuto dai social network invasi da messaggi ricordi immagini pensieri rimandi a quegli anni del 1945-46 e ai protagonisti che li percorsero, tra vincitori e vinti, imbracciando armi o finendo fucilati. Questa memoria ritrovata, di ideali comuni per i quali lottare senza però necessariamente morire, a me pare un buon segno.
Ma ci addolora la morte, per l’ideale generoso di aiutare chi ha bisogno là dove c’è bisogno di aiuto, del cooperante italiano, siciliano di Palermo, Giovanni Giancarlo Lo Porto ucciso “per errore” da un drone usa alla caccia di terroristi pakistani. La sua morte è avvenuta a gennaio, ma la notizia è stata data poco prima del 25 aprile. Giovanni era una bella persona, idealista preparato addestrato altruista, la sua morte crudele ne fa il martire ultimo di una ininterrotta guerra di liberazione.