Laicità l’è morta? da “Il Fatto Quotidiano” del 21.04.15

21 aprile 2015 di: Carlo Troilo

Gli anni Settanta furono molto difficili per l’Italia. Da un lato il terrorismo, culminato nel maggio del ’78 con la morte di Aldo Moro, dall’altro le due crisi petrolifere del 1972 e del 1979, che misero a dura prova la nostra economia (i lettori più anziani ricordano certamente le “domeniche a piedi”).

Eppure quel decennio fu, per l’Italia, una stagione di conquiste senza precedenti nel campo dei diritti civili. Senza pretesa di completezza, ricordo il divorzio, l’aborto, lo statuto dei diritti dei lavoratori, il servizio sanitario nazionale, la scuola media unica, il nuovo diritto di famiglia e l’obiezione di coscienza…

Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine “ufficiale” del comunismo in Europa, l’interminabile funerale del Pci finisce purtroppo, anziché con la nascita di un partito riformista e socialdemocratico di stampo europeo, con la fusione, in un improbabile “Partito Democratico”, dei vecchi comunisti e di gran parte dei vecchi democristiani. Con la conseguenza ovvia che il Pd non fa nulla per colmare l’abisso che, in materia di diritti civili, divide ormai l’Italia dall’Europa.

La prova più recente di questa paralisi del Pd è nella incapacità di far propria la proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare l’eutanasia, presentata nel dicembre del 2013 dall’Associazione Luca Coscioni con la firma di 70mila cittadini /elettori.

Eppure, ricerche di grande serietà e spessore – come quella di “Critica Liberale” – ci dimostrano scientificamente ciò che possiamo constatare empiricamente giorno per giorno: la drastica e inarrestabile “secolarizzazione” della società italiana, che non trova risconto solo nella triste realtà dei nostri partiti.

Dunque, è tempo di ridare fiato alla “laicità” della politica e dello Stato, magari cominciando da una associazione che denunci senza sosta e con forza la deriva conservatrice, quando non apertamente clericale, della politica italiana, per giungere a ridare vita ad un movimento politico come quella “Rosa nel Pugno” che tante speranze aveva suscitato fra noi “reduci” degli anni Settanta.

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