le parole in fondo al Mediterraneo
Non sempre il mare è mosso e oggi il tempo è bello. Mi dispiace lasciare i miei e non so se potrò ritornare. Se resto, mi ammazzeranno. Non voglio morire di fame. Ho sopportato la Libia per arrivare in Sicilia e poi via, verso l’Inghilterra. Ho un fratello in Germania. Mia moglie vive in Svezia e ha un lavoro. Vado da mia sorella, sono sicuro che mi aiuterà a trovare una sistemazione. Sono partita per raggiungere mio marito. Sono andato via per aiutare la mia famiglia e mandarle i soldi da lontano. Quando arriverò in Europa mi farò tanti amichetti e andrò a scuola. Sono povera e ho vent’anni, cos’è un pezzo d’acqua? Non so nuotare, lo so, ma non resta altro modo. Scappo dalla guerra.
Mille sogni e mille speranze. Tante quante sono le persone migranti che riposano nel Canale di Sicilia. Ce ne sarebbero di cose da dire. Con loro è morta anche la politica dell’Europa. In quel fondale di quattrocento metri si trova l’Italia dei permessi di soggiorno, il Bel paese che non ha battuto i pugni per l’attivazione di un corridoio umanitario. Ce ne sarebbero di cose da dire, a dispetto delle accuse di “buonismo” mosse da chi ha il coraggio di sostenere blocchi navali e chiusura delle frontiere davanti a tragedie come queste. Perché non c’è nave e non c’è mitra che impedisca ad un essere umano di fuggire dalla fame. Di fuggire dalla morte. Ce ne sarebbero di cose da dire, e c’è ancora chi è disposto a farsi carico di queste morti ingiuste. L’Europa solidale esiste e cammina sulle gambe e nelle braccia di chi continua a prestare i soccorsi in mare. L’Europa solidale la si può leggere negli occhi dei volontari che operano per far rispettare i diritti delle persone migranti. I diritti di quei tanti, piccoli Klamm che tentano di accedere al Castello per avere ragione dell’ostilità generale del villaggio e per farsi una vita. Ce ne sarebbero di cose da dire. Ma ancora la voglia di silenzio è troppo forte. Perché solo l’immensità del silenzio può contenere l’infinita disperazione di un solo essere umano che muore e la tragedia di un’ecatombe. Solo il silenzio è grande ed infinito come il mare di morte che è il Mediterraneo. E nel silenzio, si pensa.
Ottimo pezzo, nessun rimprovero ai politici, nessun odio per il nemico in questo articolo non c’è un nemico ma una grande tristezza.