lo sguardo delle donne
Nei giorni che hanno preceduto l’8 marzo, in un supermercato di Roma è stato distribuito alle donne che facevano la spesa un cartoncino a forma di fiore di mimosa, su cui era riportata la frase di Virginia Woolf “Pur vedendo lo stesso mondo, lo vediamo con occhi diversi”.
In un ambiente commerciale, privo di implicazioni sia letterarie che scientifiche, è stato dunque esplicitato un principio secondo il quale le donne e gli uomini vedono il mondo in maniera diversa. D’altra parte qualche tempo fa dai risultati raccolti da uno studio, condotto dal ricercatore Israel Abramov della City University di New York, è emerso che effettivamente gli uomini e le donne vedono in modo diverso: i maschi hanno una sensibilità maggiore verso i dettagli e verso i soggetti in movimento, mentre le donne vedono meglio i colori, riuscendo a cogliere delle tonalità più precise. Tutto sarebbe dovuto al testosterone, uno degli ormoni maschili, che controllano anche lo sviluppo dei neuroni nella corteccia visiva durante la formazione dell’embrione, con la conseguenza che i maschi avrebbero il 25% in più di questi neuroni rispetto alle femmine. Per tale ragione i rispettivi centri visivi del cervello funzionano in modo diverso.
L’esperimento è stato condotto su un gruppo di ragazzi e ragazze di 16 anni con una vista normale senza difetti, a cui erano state sottoposte delle immagini colorate ed era stato chiesto di descrivere i colori che vedevano. Per misurare poi la sensibilità della vista ai contrasti, erano state mostrate immagini con barre chiare e scure di varia grandezza; e quando queste venivano alternate tra di loro, l’immagine appariva tremolante come se fosse in movimento. Alla fine dell’esperimento è stata registrata una maggiore abilità degli uomini nel cogliere i dettagli delle barre in movimento, mentre le donne riuscivano invece a cogliere meglio le sfumature delle varie tonalità. Da qui si ricava un interessante risultato: nella scelta di alcuni prodotti, per esempio in ambito tessile, le donne risulterebbero certamente più attendibili. Se per un maschio, infatti, due pantaloni appaiono di colore blu, per una donna uno potrebbe essere più o meno scuro dell’altro. In compenso, gli uomini risultano maggiormente attenti ai dettagli, circostanza che potrebbe risalire agli albori dell’evoluzione umana, quando, durante la caccia, i piccoli particolari potevano essere molto più importanti della percezione di un grigio o di un bruno più o meno scuro. Ma il problema forse non sta nel modo diverso in cui uomini e donne vedono il mondo, e in particolare i colori del mondo, ma nel modo in cui lo guardano, perché lo sguardo è una cosa e la vista un’altra. Guardare la realtà e vedere esattamente quando la situazione è nera o rosea, quando ci sono ombre o luci, quando le sfumature di grigio, nero o rosso sono cento o cinquanta o mille, sembrerebbe essere dunque più appannaggio delle donne che degli uomini.
Ma ritornando all’8 marzo, c’è da dire che in quella occasione anche la Chiesa come il supermercato ha voluto sottolineare la diversa “visione” del mondo da parte delle donne. Papa Francesco, nel suo discorso ai fedeli in piazza San Pietro ha dichiarato che le donne «vedono oltre e ogni giorno cercano di costruire una società umana e accogliente», evidenziando che un mondo «dove le donne sono emarginate è un mondo sterile», perché sono proprio le donne a trasmettere «la capacità di capire il mondo con occhi diversi».
tratto da focus
Il senso del bello è molto diverso tra uomini e donne. Così diverso che nei due sessi è associato all’attività cerebrale di due aree differenti. Lo confermano studi comportamentali, ma anche una ricerca sul cervello di un team internazionale di scienziati. La vista di opere d’arte, di paesaggi piacevoli e, più in generale, di “cose belle” attiva, in maschi e femmine, zone diverse del cervello: mentre nelle donne la vista di immagini “belle” attiva entrambe le aree parietali, nell’uomo accende solo il lato destro della corteccia. Questa differenza potrebbe essere una conseguenza dell’evoluzione e risale all’era in cui uomini e scimmie iniziarono a differenziarsi.
Penso agli albori dell’evoluzione umana quando gli uomini, come è scritto nell’articolo, hanno forse sviluppato la capacità di percepire i dettagli perché essenziali nel determinare il successo della caccia e alle donne che per il successo dell’attività di raccolta potrebbero aver sviluppato la percezione delle varie sfumature dei colori delle radici, delle piante, dei tuberi e dei frutti per decidere se raccoglierli o no. Tutto questo alla faccia dei miopi, degli astigmatici, degli ipermetropi e soprattutto dei daltonici sia di sesso maschile che femminile da quel lontanissimo passato fino al nostro attuale presente.
Leggendo questo articolo mi è venuta in mente una frase di Carla Lonzi riferita alla presa di coscienza delle donne: “Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!”
ho visto la differenza tra lui e te
ed ho scelto te