Sorrisi al posto di parole

15 aprile 2015 di: Chiara Di Martino

“Cvava sero po tute

i kerava

jek sano ot mori

i taha jek jak kon kasta…”


“Poserò la testa sulla tua spalla

e farò

un sogno di mare

e domani un fuoco di legna…”


Fabrizio De Andrè, Kharakhanè

Nella notte di ieri tra luci e ordini urlati è approdata al porto di Palermo la nave della Guardia Costiera con a bordo più di mille tra Eritrei, Somali e Siriani in fuga da guerra e dolore ben visibili sugli occhi increduli di essere riusciti a toccare ancora una volta la terra ferma. Per un giorno, per un momento tutti i problemi di malgoverno, appalti truccati, tangenti e disoccupazione hanno avuto la decenza di lasciare il posto a occhi silenziosi. I Palermitani, sempre pronti a lamentarsi di questo e quello senza mai alzare un dito, davanti a scene come queste si sbracciano e  per colmare la distanza di lingue e culture offrono sorrisi al posto di parole. Oltre agli enti preposti, presenti e attivi sin da subito sul campo, commuove  l’immediata solidarietà della gente comune, armata di giocattoli per i più piccoli e cibo per tutti, che al mercato di Ballarò ha accolto alcuni degli emigranti sperando di regalare un brandello di normalità. Un’appartenente alle forze dell’ordine, una donna, una mamma, nel vedere gli occhi dell’ultima della fila, una bambina,  non regge all’emozione e tradisce l’austerità che le  impone la divisa lasciandosi sfuggire una lacrima.

Tra le prime dichiarazioni a seguito dello sbarco fanno capolino le parole “ISIS” , “infiltrati” e “terroristi” giusto per tenere alta l’allerta e la soggezione nei confronti degli “invasori” che tanto bene fanno alle manovre politico-militari nel mondo occidentale da qualche decennio ad oggi. I fatti di cronaca con protagonisti uomini armati e vestiti di nero si moltiplicano esponenzialmente entrando a far parte del linguaggio comune e non passa giorno senza un nuovo appello o un nuovo orrore strumentalizzato mediaticamente. La xenofobia è dietro l’angolo, si contrappone in maniera netta alle scene che ho potuto documentare questa mattina, ma è presente, serpeggia e si potrebbe mescolare al qualunquismo diventando di fatto una pericolosa bomba pronta all’uso e nelle mani sbagliate detonare distruggendo tutto senza criterio.

Restiamo umani” per non perdere il contatto con la realtà messo costantemente a dura prova dall’allarmismo e notizie virali che sono la piaga del nostro tempo. La diffusione capillare di internet è croce e delizia della nostra vita divisa tra un nuovo orrore dei miliziani del califfato e un gattino che fa le fusa. Alcuni enti come RAI News24 o SKY tg hanno deciso di non mostrare più i video propaganda  sulla guerra santa ricordando a se stessi e agli altri che fare informazione significa prima di tutto frapporsi tra la notizia e i suoi fruitori, mettendo a diposizione tutti  mezzi per codificarla e comprenderla. La libertà di espressione è un diritto conquistato che abbiamo il compito di difendere e non di offendere aprendo la bocca dandole fiato.

2 commenti su questo articolo:

  1. Rachele scrive:

    Qualche anno fa, una sera qualunque (che qualunque sarebbe rimasta se non fosse successo ciò che sto per raccontare), incontrai insieme a dei miei amici, un ragazzo, un rifugiato politico per lo Stato, per noi un coetaneo come tanti, peccato, però, che lui aveva visto e vissuto cose che noi mai ci saremmo immaginati. Aveva attraversato il mare su un barcone, aveva visto morire gente, aveva lasciato la sua famiglia ed i suoi amici, era solo, in una nazione di cui non conosceva la lingua, mentre noi avevamo le sicurezze, le certezze, che diamo per scontato. Questo articolo mi ha fatto pensare a questo episodio, come ci ripenso ogni volta che vedo/sento/leggo qualcuno prendersela con i migranti, mi chiedo con quale e quanta aridità di cuore la gente giudica ciò che vede, senza pensare che quello che noi vediamo è solo la punta, è solo la fine di un viaggio che la metà di noi non avrebbe nemmeno la forza di affrontare.

  2. Chiara Di Martino scrive:

    Restiamo umani…faccio mie le parole di Vittorio Arrigoni morto nel vano (secondo alcuni) tentativo di difendere la convinzione che siamo tutti affittuari, tutti di passaggio su questa terra e che nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di precludere la serenità di altri. Le regolamentazioni per arginare un fenomeno in costante aumento si rendono necessarie per per non incorrere nel caos ma sarebbe il caso di non vederle come unica soluzione. Nulla può sostituire una parola di conforto…

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