La contraddizione dell’ottimismo e quel linguaggio che allontana la gente dal “Corriere della Sera” del 07.05.15
Sembra che l’ottimismo sia diventato un obbligo e chi dissente, chi vorrebbe approfondire i problemi, discuterli con argomentazioni motivate, giuste o ingiuste che siano, viene guardato come un disfattista, un nemico, un traditore. Non ci si rende conto che l’ottimismo predicato in questo modo è una contraddizione. Non va d’accordo, infatti, con lo stile politico inaugurato dal governo Renzi e con il linguaggio usato dai governanti, rigonfio di «prendere o lasciare» che certo non serve ad avvicinare i cittadini alla politica e a far ritrovare quella fiducia e quel fervore che sarebbero necessari.«Abbiamo stravinto, li abbiamo distrutti»; Li abbiamo asfaltati»: sono alcuni dei modi di porgere del presidente del Consiglio, durante gli inimmaginabili voti di fiducia sull’Italicum. E ancora: «Se non votate ricordatevi che andate a casa». È la minaccia che spezza il cuore ai parlamentari terrorizzati di non tornar più in quel paradiso in terra, Montecitorio. Dimentico, Renzi, che non spetterebbe a lui, eventualmente, il potere di sciogliere le Camere. Ogni giorno si ha la replica di questo linguaggio da ring abitualmente usato dai «secondi» dei pugili per sgridarli o per eccitarli alla lotta, ma creatore di disagio nella vita quotidiana. Non è certamente questo il modo di colmare la distanza tra società politica e comunità.
……«L’imperativo è tenere botta», «Facciamo il tagliando», «Non molliamo di un millimetro»: di nuovo protagonista il linguaggio, spia indiziaria che smaschera anche i cuori più segreti