l’archeologia, femminile di nome e di fatto

5 maggio 2015 di: Susanna Prio

Si è svolto a Roma presso il Teatro Argentina, dall’11 Gennaio al 19 aprile, un ciclo di conferenze dal titolo “Luce sull’archeologia” che aveva l’intento di illustrare sia alcuni siti sia alcune tematiche riferite al patrimonio archeologico della città. Le conferenze cominciavano alle ore 11, ma già verso le 9 nello spazio antistante l’Argentina si andavano formando file lunghissime, più o meno disciplinate, di appassionati che avrebbero poi riempito al completo sia la platea che i palchi del teatro, destando il compiacimento del direttore e dei conferenzieri. La struttura degli incontri consisteva nel saluto del direttore, che presentava gli esperti invitati a parlare sull’argomento, seguivano l’intervento di un divulgatore o di un professore universitario, la lettura da parte di un attore o di una attrice, impegnata in quel periodo nel teatro, di brani tratti da opere di autori come Cicerone, Tacito, Svetonio, Livio, Catullo, Plauto, Marziale e dall’unica poetessa latina Sulpicia, e nella parte finale interveniva poi un archeologo specializzato su uno o più siti inerenti l’argomento. La caratteristica costante di tutti gli incontri è stata che i divulgatori e gli esperti erano tutti uomini, mentre gli archeologi tutte donne: precise, talvolta puntigliose, preparatissime e appassionate del loro lavoro.

In molti casi però la precisione delle archeologhe nel descrivere gli scavi o i monumenti già riportati alla luce non è stata apprezzata dalla grande platea, e più o meno elegantemente sono state zittite o costrette a ridurre il loro intervento. I conferenzieri maschi invece sono stati lasciati liberi di affascinare i presenti con le loro esposizioni, più o meno suffragate da prove scientifiche. Un caso? Oppure essere donna e donna scienziata, preparata, precisa anche in questa occasione si è rivelato un handicap per ottenere il plauso della folla? Forse il pubblico, per la cronaca a maggioranza femminile, non si aspettava di ascoltare resoconti così dettagliati e precisi e voleva essere affascinato dai voli pindarici e rassicuranti di personaggi preparati ma non troppo sull’argomento? Sta di fatto che alla fine a tutti venivano offerti dei mazzi di fiori di uguale dimensione e composizione, in rispetto delle pari opportunità. Alcune delle archeologhe però, irritate dalla disinvoltura con cui erano state liquidate, si sono allontanate prima della fine, lasciando anche il loro omaggio floreale ai divulgatori.

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