Vattinni chista è terra maligna

6 maggio 2015 di: Stefania Di Filippo

“Vattene, questa è una terra cattiva” diceva il vecchio Alfredo in un film di Tornatore del 1989. “Vattinni” dice un padre a malincuore ad un figlio, che non trova lavoro. “Vattinni” è una parola ambigua, però, si dice ad un giovane a cui si vuole bene, ad un nipote per cui si spera in un futuro migliore, ma qualcuno, purtroppo, la dice anche ai migranti che arrivano sulle nostre coste. Agli uomini, donne, bambini che affrontano viaggi in un mare, che è diventato un immenso cimitero di speranze, annegate, soffocate dall’ingordigia di coloro i quali lucrano sulla fede. Sull’illusione di un madre somala, ad esempio, uguale, identica, a quella di un genitore italiano, di poter dare, di poter fare avere alla propria creatura un posto in cui poter divenire ciò che vuole, senza vivere perennemente con la paura di poter morire da un momento all’altro, per le proprie idee, per la propria etnia. Qualche settimana fa, ho visto su facebook una frase, recitava così: “Fatemi capire bene il concetto secondo cui un immigrato in Italia ruba il lavoro mentre un italiano all’estero lotta per il proprio futuro”. Ha girato nella mia mente per giorni, mi ha ricordato un’amica che lavora per un’università tedesca, un’altra per un ospedale francese, un amico che lavora in dei ristoranti italiani a Londra e mi sono chiesta se anche loro, avessero dovuto subire tutto questo odio, tutta questa resistenza. Mi sono chiesta se l’uomo che mi chiede di comprare un accendino tra le strade di Pisa, avesse una laurea, fosse un dottore, un insegnante. Qualche anno fa, partecipai ad un incontro con una comunità che accoglieva ed aiutava gente arrivata da luoghi lontani, con la mia scuola, ricordo che molti di loro parlavano tre lingue e che, nei loro paesi, sarebbero potuti essere importanti professionisti, se non ci fossero state le guerre civili, le dittature. Si ritrovavano qui, invece, in un paese che non da molto a livello materiale ma che a livello umano da una grande cosa, di un valore immenso, una cosa che noi diamo per scontata, la libertà di poter camminare in strada senza timore. La libertà di poter essere ciò che si desidera, la libertà di andare e tornare quando vogliamo, la libertà di non temere per la vita dei nostri cari e la fortuna di vedere il mare, solo come luogo di risa e gioia.

4 commenti su questo articolo:

  1. Paolo scrive:

    Il nostro Paese non ha la capacità nè gli strumenti per accogliere questa gente, gente non speranzosa bensì illusa da false promesse frutto dell’interesse di pochi (trafficanti di uomini, criminalità organizzata, soprattutto italiana). Conseguenze tangibili sono il lavoro nero, la delinquenza, l’abusivismo…
    Un italiano all’estero ci va con le idee chiare, per eccellere nella sua presente o futura professione o quanto meno per tentare “il salto di qualità”.
    Del resto è anche vero che non si è in una posizione talmente disperata da tentare il salto nel vuoto, come chi intraprende un viaggio molto spesso senza destinazione per il Mediterraneo, siamo un paese informato e informatizzato da ponderare la scelta di andare via, e qualora la si faccia diviene implicito il fatto di divenire parte e sentirsi parte del nuovo stato, e non quello di vivere di espedienti!
    Concludo con la mia opinione, ormai quasi esplicita da quanto sopra, di bloccare l’immigrazione clandestina, combattendo il problema dall’interno, ossia una lotta alla criminalità italiana che trae beneficio da tale fatto e si rende complice di tale dramma umano e di tutto ciò che ne deriva.

  2. Daniele scrive:

    Sicuramente un fenomeno che ormai è divenuto quasi incontrollabile e lo Stato Italiano da solo non può far fronte ad una così grave emergenza, c’è bisogno di un’azione importante da parte dell’UE, il concerto di stati europei deve agire per far sì che tragedie come quella di poche settimane fa non accadano più (Mare Nostrum poteva essere una soluzione migliore di Triton). Solo con un’azione veramente coordinata tra tutti gli Stati si può far fronte al problema dell’immigrazione.

  3. Carmen scrive:

    E’ vero. “Vattinni” è una parola ambigua. Cruda ma troppo carica di speranza: Speranza che forse noi giovani a volte perdiamo. Speranza che, invece, uomini, donne e bambini hanno quando ambiscono ad una vita migliore, ad una vita giusta, degna di essere definita tale. La stessa speranza che ripongono in quel mare tanto bello quanto amaro, difficile, troppo difficile da attraversare. Ma hanno speranza e coraggio. Speranza di trovare una terra che può dare loro amore; coraggio che forse tutti dovremmo avere.

  4. Andrea scrive:

    Gli immigrati che ci rubano il lavoro, una delle più grosse cagate demagogiche…

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