a Milano andai e l’Expo visitai
Sono andata a Milano a visitare l’Expo, una volta che c’è bisogna vedere cosa hanno combinato. Sicuramente hanno fatto miracoli per aprire in tempo, i lavori erano talmente indietro per le solite manfrine italiane di corruttele e inefficienze, che l’apertura del primo maggio era assai a rischio. Per farcela, addetti e operai hanno lavorato con turni H24 sostituendo pure i nepalesi, volati al loro paese colpito dal terribile terremoto. Riguardo alla iniziativa Expo, non so dire a cosa serva tutta questa esposizione di muscoli, non mi sono chiare le finalità della messa in mostra di prodotti dal mondo, dentro padiglioni costosi destinati al macero alla chiusura di ottobre, specie se l’intendimento “nutrire il pianeta” che si sono dati è sostenuto da multinazionali da cui molti paesi poveri sono regolarmente affamati. Magari ci saranno eventi che lo illustreranno, ma bisogna stare lì e frequentarli e capirne il senso. E comunque, una volta che i politici l’hanno voluto fortemente voluto, spendendo dicono un miliardo di euro per le sole infrastrutture e consumando non so quanti ettari di suolo, per criticarlo bisogna pur vederlo, questo attesissimo Expo 2015.
Dunque sono andata e ho visto quel che ho potuto in un solo giorno, troppo poco per la grande estensione dell’area a cui si aggiunge una inspiegabile lunghezza del percorso per accedervi, fatto sta che il male alle gambe per il troppo camminare non mi ha concesso di replicare. Però ai nuovi grattacieli della nuova Milano, sono andata il giorno appresso ed è un’altra storia da raccontare.
Detta in soldoni la mia impressione su quel che ho visto, di persona interessata alla qualità di architettura e dimensione spaziale, è che nell’Expo ci sono senza dubbio elementi di interesse, che molti padiglioni sono notevoli per idee portanti, forme, materiali, invenzioni, tecnologia, creatività anche per luci e colori e spazi aperti e chiusi, che l’abbondanza e la cura di acqua e verde allevia la fatica del camminatore forzato lungo il decumano lungo appena km 1,5 senza contare il cardo e tutti i viali trasversali, che le batterie di servizi igienici sono ottime abbondanti pulitissime, che mangiare bene e con poco si può basta scansare i ristoranti ultrastellati e rinomati, e che insomma non sfiguriamo del tutto per creatività e funzionalità anche se, quanto a efficienza, si è dovuto puntare su commissari ripulitori delle mazzette circolate a iosa, tra i soliti furboni e furbetti tra promotori e manovratori.
Da qui ad ottobre, una visita si fa in tempo a programmarla e non se ne esce delusi, sempre con quell’interrogativo di fondo che serpeggia tra i criticoni. A meno che non si ammetta che, più che a darsi un compitino nutrizionale di difficile attuazione, questo tipo di esposizione serva a solleticare e sollecitare inventiva fantasia forza finanziaria e comunicativa attitudini artistiche progressi scientifici e tecnologici dei paesi partecipanti, che in questa sfida impegnano risorse notevoli non solo economiche. Tranne la Regione Sicilia, che si è mostrata all’altezza della pochezza di politici e governanti, le altre Regioni presenti hanno svolto il tema assegnato almeno con dignitoso impegno.