Diritto romano da “La Stampa” del 05.06.15
Immaginate cosa starà pensando il capo della Mobile di Roma a proposito dei fratelli rom che hanno falciato nove passanti uccidendone una. Cinque giorni per trovarli e appena due per liberarli, ecco cosa starà pensando. Già scarcerato Samuel, il maggiorenne, perché le testimonianze autorevolissime degli altri familiari concordano nell’addossare tutte le responsabilità sul minorenne, destinato a pene più lievi. Davvero strano l’equipaggio di quell’auto, a cui il giudice attribuisce tanta credibilità. Un diciassettenne senza patente al volante di una vettura senza assicurazione che al posto di blocco si fa prendere dal panico e schiaccia il pedale dell’acceleratore credendo si tratti del freno: e non per un attimo, ma per un chilometro intero. La moglie, minorenne come lui, che si prodiga per addestrarlo a un uso corretto della pedaliera. Un padre malato di cuore, forse, che vive in una roulotte infestata dai topi eppure possiede un ingorgo di macchine. Infine Samuel, questo bravo ragazzo che si guarda bene dal soccorrere gli investiti e rimane alla macchia cinque giorni, ma solo per non lasciare il fratellino in balia dei propri fantasmi. E’ una favola ingegnosa, alla quale sembrano credere soltanto quelli che lo hanno rimesso in libertà.
Chi ha applicato la legge col paraocchi è consapevole che a Roma c’è un quartiere blindato, dove i fascisti di Casa Pound soffiano sull’animo risentito degli abitanti? I fomentatori di odio ringrazieranno per il pacco dono di una liberazione immediata che si fa beffe del senso comune e delle forme elementari di prudenza. Se esiste un sistema legale per fomentare il razzismo, questa decisione lo ha brevettato.