Ifigenia in Aulide, la purezza e la forza

12 giugno 2015 di: Egle Palazzolo

Ma se nella 51ma edizione allestita dalla Fondazione Inda, che richiama da ogni parte un pubblico giovane e adulto, Medea scuote e turba, a rimettere l’orologio in riga è stata Ifigenia in Aulide, che la regia di Tiezzi ha saputo ridisegnare con elegante sapienza nel tragico e luminoso arco di ribellione e di eroico sacrificio. Ottima la giovane Laura Lavia, forte di un suo doppio dna genitoriale in un allestimento ineccepibile, dalle musiche ai costumi, alle sequenze di scena ai moduli recitativi. E con lei una encomiabile Clitennestra madre che con rigore e astuzia le fa scudo e combatte (Elena Chiaurov) e le due trepide corifee (Francesca Ciocchini e Deborah Zuin) che, con toni credibili e coinvolgenti, narrano del miracolo avvenuto sull’altare del sacrificio laddove Ifigenia scompare, lasciando immolata una giovane cerva. Questa Ifigenia più dell’Antigone che tanta simbologia si porta dietro, incarna la purezza e la forza, la capacità di dominare con la ragione, il dolore, la vittoria piena su se stessa e sulla morte e persino sulla crudele volontà della dea.

Una tenera e amabile Ifigenia che tradita dal padre Agamennone, sordo sia alle implorazione che alle accuse della madre Clitennestra – che già mostrano in nuce la tragedia cui sono destinati – si fa spontaneamente eroica in onore della sua Grecia e della sua gente. Avverte alto un suo compito, supera ogni orrore, perdona e si immola. Sorprenderà la fiera dea Ifigenia? Ci sarà una pastorella in Taulide? Intanto c’è qui Ifigenia donna, un emblema donna E la bravura di Tiezzi ce la consegna come tale.

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