la mia generazione
La mia generazione è quella del ’68. Credevamo di cambiare il mondo senza bisogno degli adulti e cantavamo per le strade, Teacher leave the kids alone. Il mondo non l’abbiamo cambiato, o forse sì, in peggio, e l’ironia della sorte ha fatto sì che io stessa divenissi professoressa, anche se solo per un breve periodo.
Però, devo confessare che il mio spirito ribelle, mai sopito, s’infastidisce ancora di fronte a tutta la retorica che circonda “il più bel mestiere del mondo”, l’insegnamento. Colpa di De Amicis? Colpa dei Pink Floyd ?
Tuttavia, sono consapevole che professori hanno, o dovrebbero avere, un ruolo formativo essenziale, spesso anche per surrogare genitori dimissionari. Tanti adulti ricordano con gratitudine alcuni dei loro maestri e professori. Ma pure noi professori dobbiamo essere riconoscenti verso tutti i nostri ragazzi, che ci hanno tenuti vivi e giovani, con le loro speranze, la loro spontaneità, la loro mancanza di filtri le loro “perle”.
Andando in pensione anch’io, voglio ringraziare tutti i miei studenti, per quello che mi hanno dato, senza rendersene conto, con semplicità e freschezza. Grazie, ragazzi.
“Le maestre sono come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono non hanno tempo di piangere”.
don Lorenzo Milani
Anche noi da ragazzi abbiamo manifestato il bisogno di fare delle esperienze, abbiamo creduto che gli adulti non avessero nulla da insegnare sul senso di questa vita e che tutto fosse da scoprire e da “inventare” personalmente. abbiamo cercato di esprimere una identità imprecisa e frammentata accogliendo tutte le sollecitazioni contemporanee, senza discernere tra quelle che favorissero la crescita o l’impoverimento del nostro stare al mondo, in cerca di verità e di equilibrio. Evviva i bravi insegnanti che ci hanno saputo capire e guidare.