tertium non datur, nelle tristi vicende siciliane

26 luglio 2015 di: Rosanna Pirajno

C’è molta confusione sotto il sole, dalla stampa emergono fatti, o forse soltanto ipotesi, che spiazzano i cittadini, affermazioni e negazioni se la battono alla pari e non sapendo più a chi credere si finisce con il dare credito a chi ci è più vicino intellettualmente o eticamente o politicamente, o di tutto questo un po’. Si parla, o forse sarebbe meglio dire si mormora si trama si favoleggia o vaneggia, di una intercettazione strappata al presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, da ignoti che l’avrebbero venduta al settimanale l’Espresso che l’ha resa pubblica suscitando un vespaio della madonna, nella quale un tale dottore Tutino, primario – agli arresti domiciliari – di un ospedale pubblico di cui ora si scopre non avere tutti i titoli a posto per la carica, direbbe frasi non proprio eleganti nei confronti della assessora alla sanità Lucia Borsellino, figlia del magistrato Paolo ucciso dalla mafia ma forse non solo, alla quale l’opinione pubblica non perdona di essersi “sporcata le mani” con l’ingresso in prima persona nel terreno inquinato della politica, di destra e di sinistra che oramai non fa più differenza. L’intercettazione non risulta agli atti della Procura, che ne smentisce l’esistenza che viene ribadita dall’Espresso che non ne è però in possesso e che si becca querela di Crocetta con richiesta di risarcimento dell’onorabilità perduta per 10milioni di euro, pur non negando la telefonata malauguratamente incappata in una zona d’ombra che non gli ha consentito di ascoltare la frase incriminata e di reagire quindi adeguatamente risentito e indignato. L’assessora Borsellino si dimette dalla carica, suscitando commenti alquanto malevoli sulla tardiva resipiscenza e sull’operato pregresso della sua politica sanitaria asservita al governo nazionale alla mafia ai poteri forti e ai comunisti che non mancano mai, il presidente Crocetta piange e si dispera in pubblico confessando intenti suicidi subito dimenticati in nome di una orgogliosa rivendicazione della sua omosessualità minata da atteggiamenti borghesi che non gli appartengono, il partito democratico al solito si divide tra interventisti e attendisti chiedendone le dimissioni ma forse no, intanto si dimette dal parlamento regionale il dem Fabrizio Ferrandelli che i colleghi invitati si guardano bene dall’imitare e i commentatori a tanto il chilo tacciano di  funambolismo opportunismo  equilibrismo di facciata, l’opinione pubblica frastornata disorientata disinformata reagisce come sa e può, tra strumentalizzazioni e colpi bassi mette in atto certezze granitiche su chi sia il carnefice e chi la vittima, chi innocente e chi colpevole, chi il buono e chi il cattivo di questa incredibile storia in salsa siciliana in cui nessuno si salva. Non la politica e men che meno i suoi tristi attori.

Sono confusa, lo ammetto, ma l’ex assessora alla Sanità Lucia Borsellino mi sento di assolverla, perché credo nella onestà intellettuale e materiale di una persona che, peccando di ingenuità mista a supponenza, si è cacciata in un ginepraio inestricabile priva degli attrezzi adeguati per farsi largo. Tra lo stare a guardare e criticare, e il provare a svuotare il mare con un cucchiaino, io mi schiero con chi è animato da buone intenzioni. Tertium non datur.

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