il tiro al piccione del pd
Fuori, come apertamente molti di noi si sono ritrovati ad essere, da fanatismi renziani, siamo adesso più che legittimati a scandalizzarci di fronte agli attacchi dentro e fuori il parlamento che ognuno lancia al premier. Una battaglia vera e propria in nome di un Italia la cui salvezza hanno tutti a portata di mano: pidiessini, sindacati, stampa in buona parte e, ovviamente le opposizioni che si affrancano, con chiaro disprezzo per la nostra intelligenza e memoria, da tutti gli errori e le omissioni che ci hanno trascinato sin qui.
La più grande aspirazione di chi attacca Renzi è, dovremmo credere, governare al suo posto? Hanno dunque in mano la ricetta vincente? Evviva! la passìno intanto, e guadagniamo tempo, al detestato Matteo, che di errori certamente ne commette come capita a chi governa, ma che ha messo una nazione un po’ meno in bilico di ciò che era un anno e passa fa.
Se l’obiettivo è la crescita e il rinnovato benessere di un paese come il nostro, nel quale la sorte funesta di un mezzogiorno da sempre accantonato pesa tuttavia in toto, le denunce facili, le accuse reiterate servono solo agli scontri in tv di politici e profeti. Qualcuno anche da quel pulpito fortunatamente lo ammette, ma non basta. Il Pd non vuole o non riconosce Renzi? Siamo ancora al fatale Dna della sinistra che ci ha stancati. Chi ha ambizioni irrefrenabili di prendere il suo posto, ci dica cosa farebbe adesso in nome dell’interesse dei cittadini più esposti che sono tanti. Le polemiche spicciole e le soddisfazioni di voti meno, voti più, non ci interessano. Fuori dal peccato politico originale ci sono adesso solo i 5stelle. È in loro la nostra speranza? Francamente, ci viene difficile crederlo. Mentre va colto il segnale che, extra Grillo, qualche volta non polemizzano a vuoto.