la cittadella del calcio è la felicidad
La notizia che leggo sul giornale è da rullo di tamburi: sorgerà una cittadella del calcio nel comune di Carini, oltre 120mila mq di campi da football e costruzioni, porterà lavoro sviluppo turismo soldi, l’investimento è del patron del Palermo e se c’è del pubblico non lo dicono, tutti contenti, tronfi e soddisfatti. Come non esserlo, del resto, se le prospettive sono queste.
Il bastian contrario che è in me però rimugina sul fatto che anche nello sport si è imposta la monocoltura, del calcio ça va sans dire perché è lì che circola moneta ed è lì che si fiondano magnati e imprenditori di aziende in cerca di vetrine, che gli altri sport anche nelle riprese mediatiche sono cenerentole e le pubbliche amministrazioni non hanno fondi per gestione e manutenzione delle strutture e il personale, quando c’è, impreparato demotivato sindacalizzato, che certe strutture costosissime difatti cadono a pezzi e neppure per riconvertirle o dismetterle si trovano fondi, quindi come il velodromo cadono a pezzi ma tant’è, si paga per ingrossare le fila delle opere incompiute o inutilizzate, che fare sport in Sicilia richiede abnegazione e sacrifici e se viene uno che ti apre qualche porta gli dici grazie e pazienza se è sempre e solo una porta da calciatore.
Ma oltre, diciamocela tutta, siamo attrezzati per fare un intervento a scala urbanistica che abbia rilevanza architettonica da manuale, che sia modello estetico e funzionale da esportazione e non, come troppo spesso accade, brutto provinciale banale, neppure compensativo dei molti ettari di terreno vergine sacrificato? E la manutenzione di tanta estensione di strutture, a carico di chi sarà e come sarà condotta? Sarà anche questa opera esemplare della, vera o presunta, inadeguatezza dei siciliani a ben agire sulla propria terra? Sono sicura che nessuno voglia porsele, queste domande, perché a caval donato non si guarda in bocca e tanto poi si vedrà…