la pillola del desiderio è rosa
Non ho mai amato il colore rosa. Da bambina mi veniva detto: il rosa sta bene alle brune, il celeste alle bionde. Mi vestivo di blu e a volte di giallo. Rosa è una parola abusata nei confronti delle donne, il suo arrivo nel mondo è annunciato da un fiocco rosa e poi, via via, libri rosa, una trama rosa, una vita in rosa, quote rose ed ora la pillola rosa: “Signore e signori venghino, venghino a controllare”, ha gridato il Dulcamara di turno, non più dal suo carro colorato, ma a noi poveri Nemorini dal televisore… “ecco il vero Elisir d’amore che fa miracoli in tutti i talami!” Veramente miracoli del desiderio, nella sfera dell’accoppiamento, senza né pillole azzurre né rosa, ce ne sono sempre stati. Cominciamo ad analizzare, come primordiale esempio, la forza che spingeva la donna dell’epoca della pietra, in verità neanche lei una pin up, ad entrare e restare nella caverna del maschio prescelto senza nessun giustificabile motivo, tranne quello del desiderare proprio il suo corpo ricoperto di pelo irsuto, la sua voce roca ed una clava come protezione dal mondo ostile di quei tempi. Il mondo è diventato meno ostile, ma la clava l’uomo non l’ha mai lasciata, si è tramutata soltanto in lancia, sciabola, pistola, cannone fino ad arrivare alla bomba atomica anch’essa un ampliamento e massimo potenziamento della prima arma. Le armi infatti sono state una prerogativa del maschio, che ha sempre cercato di far capire alla donna che lui è più potente di lei, anzi il suo padrone, l’unico che può trascinarla nel gorgo dalla passione.
La parola “potente” davanti a farmaci al testosterone e alle nuove scoperte, fa ridere. E siamo portati a chiederci: è il testosterone, o la voluttà del desiderio a far procedere nell’amplesso il maschio voglioso, ed è lui o il farmaco a meritare l’applauso ad amplesso riuscito? Noi donne, finora, non eravamo state considerate dalla ricerca medica. Per anni si è ignorato l’orgasmo femminile, addirittura alcune volte lo si è colpevolizzato. Ed ora? Ecco la parola magica: pillola rosa. Improvvisamente tutti parlano del calo del desiderio che, tengo a precisare, è cosa ben diversa dall’impotenza; perché quest’ultima, infatti, indica quello che si vorrebbe e non si riesce a fare, mentre il non desiderare non è legato al concetto di frustrazione ma al verbo volere: io non voglio più. Imporre il desiderio del desiderare rende la frase alquanto ingarbugliata e può diventare sinonimo di una ennesima violenza sulla donna. Il desiderio ti fa spasimare, se insoddisfatto è uno dei massimi struggimenti dell’animo, perché provocarlo apposta?
La giustificazione è il fatto che in alcuni periodi della vita, menopausa per esempio, il calo del desiderio avviene naturalmente e dunque, dato che la naturalezza è la nemica numero uno di questo secolo, deve essere combattuta. A parte il fatto che conosco ventenni tiepide nell’amplesso e pure nella vita, e donne che continuano oltre la menopausa l’attività sessuale con intensità, con foga e perché no con allegria, cose difficilmente da compensare con un ormone. Mi sembra pure assurdo parlare del desiderio, identificandolo solo con quello sessuale. Allora mi chiedo se quello di viaggiare e scrivere, leggere, ballare, diminuiscono, troveranno una pillola di vari colori anche per loro? Per favore, non rendeteci tutte uguali, almeno non cercate di farlo perché le donne, dopo secoli di lotte, hanno ottenuto forse poco, rispetto alle fatiche fatte, ma il senso dell’umorismo e di libertà si sono radicati talmente nella loro mente, che credo si ribellerebbero in massa se fosse comandato loro di “desiderare il desiderio.”
Mentre leggevo l’articolo, non so perché mi è venuta una balzana idea in mente: ma se per uno strano caso del destino una coppia, nell’assumere queste pillole, inavvertitamente le scambiassero di colore assumendo quella blu lei e quella rosa lui cosa succederebbe? Ricordo pure quando venne lanciato sul mercato degli psicofarmaci il Prozac come “pillola della felicità”, in molti credettero di aver trovato la soluzione miracolosa ad una delle malattie più terribili e cupe, come è la depressione, quando poi non di una banale ricerca di felicità si tratta ma di altro molto più serio. Forse si vuole solo continuare a banalizzare i problemi ed allora non ci viene riproposto altro che il solito: Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme!
E se , contemporaneamente, lui assumesse quella blu e lei quella rosa ne deriverebbero “scintille” o cosa?
Mi sembra che in questo disperato tentativo di forzare la natura e i suoi cicli fisiologici si possa rischiare seriamente di stare male sia fisicamente che psicologicamente…
Per fortuna non “di sole pillole” vive il desiderio ma del fascino erotico del corpo e della mente e sicuramente questo accade a tutte le età; se talvolta il desiderio si spegne un po’ non credo che una pillola rosa possa riattizzarlo, mi sembrerebbe più adatto il colore rosso, quello del cuore, del sangue e di altri organi vitali.
Ho trovato questo articolo molto fresco, allegro, con toni molto pungenti che toccano il profondo a livello contenutistico e la leggerezza a livello dello stile. Per quanto riguarda la “pillola rosa” credo che, in un’epoca come questa, forse, bisognerebbe sì inventarne una, ma da somministrare a chiunque, donne e uomini, vecchi e bambini, che non faccia venire voglia di fare l’amore con l’uomo con cui si condivide la vita da 30 anni, ma che faccia venire voglia di tenerselo un compagno per tutta la vita, che faccia venire voglia agli uomini di non picchiare le donne, di non tradirle, di non svilirle. Ci si dovrebbe concentrare, di più, su quello (il cervello) che sta un po’ più sopra la cintura è che, se ben allenato, naturalmente, non ha bisogno di nessun aiuto e continuerà a farci desiderare ciò che vogliamo , a 20 o 30 fino ai 70 e più senza doverci sentire in dovere di volere qualcosa solo perché considerata la normalità! Poiché c’è una differenza tra la pillola blu e quella rosa, la prima è un aiuto fisico dato ad un uomo che non riesce a coniugare il desiderio all’atto, per la seconda, il processo si inverte e credo che questa sia la violenza più grande per una donna, costringerla a fare (desiderare) quello che non vuole! Quindi, care donne, tenetevi i vostri desideri, anche se questo comprenderebbe fare l’uncinetto fin dalle sette del mattino!
È probabile che tale pillola sia frutto di studi farmaceutici Bmirati a guarire patologie e non fantasie come nel caso della famosa pillola “celeste” nata per risolvere problemi a carico del cuore e /o vasi sanguigni, ma, al momento della sperimentazione su cavie umane, ovviamente volontarie, gli unici effetti sorprendenti furono riscontrati su uomini dai quarant’anni in su pertanto fu diversificata la destinazione d’uso; ecco come é nato il Viagra. Mi piace pensare che non si può rispondere alla richiesta di “desiderare il desiderio” parole che trovo geniali, usate da Silvana, con surrogati di piacere e desiderio in pillole.
Rachele ha centrato anche il mio punto di vista. Si, assolutamente si, a una pillola rosa che non faccia venir voglia agli uomini di picchiarle le donne,di tradirle, di svilirle e umiliarle.
Da mescolare nella minestra, a loro insaputa, come ha fatto una mia amica però ,con un lassativo, al marito che aveva una storia . Quella sera non è potuto uscire.
“Desiderare il desiderio” in pillole o come racconta il Dottor Granville nel film “Hysteria” citando il miracolo della sua scoperta che avrebbe debellato i casi di isteria “Tre parossismi
in cinque minuti “. Vittoria dell’illustre clinico.
Come funzionano le donne e cosa veramente desiderano? Rispondono a queste domande le pillole rosa ? No ! Viene il sospetto poi che ,dopo l’enorme successo commerciale del Viagra, le case farmaceutiche abbiano ragionato non sulla qualità del prodotto o sulla parità di diritto o sul benessere delle donne ,ma sulla quantità di denaro possa essere ricavata producendo pillole che agiscono peraltro sul cervello e non localmente.
Forse procurano “Tre parossismi in cinque minuti ” ma chi se ne importa se il parossismo si sceglie per compiacere un compagno che ti giace accanto da troppi anni e per il quale l’emozione è zero.
Silvana ha perfettamente ragione, il senso dell’umorismo e di libertà sono radicati nella nostra mente e nulla, tanto meno una pillola,ci può obbligare a desiderare il desiderio. Con una eccezione : se non è mai accaduto nella vita nemmeno una volta un “parossismo” ,provarci si può .La pillola rosa magari lo regala ma non sarà quello che tutte noi avremmo augurato.
La liberazione delle donne non si compera,
Grazie a chi ha scritto, tutte non hanno dimenticato l’ironia ed oltre al sorriso la risata!