mezzocielo all’Opera di Roma
Dall’8 al 17 settembre al Teatro dell’Opera di Roma è stato possibile ascoltare un song play intitolato “I was looking at the ceiling and then I saw the sky”, composto dal musicista John Adams nel 1995 su libretto della poetessa ed attivista politica di origine giamaicana June Jordan, con la direzione di Alexander Briger e la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Il titolo dell’opera, in italiano “Stavo guardando il soffitto e poi ho visto il cielo”, è la trascrizione di una frase pronunciata da uno dei sopravvissuti al terremoto che colpì Los Angeles nel 1994 e fece 54 vittime e circa diecimila feriti. June Jordan scelse di raccontare quel tragico avvenimento attraverso le storie di sette personaggi: tre donne e quattro uomini, affrontando temi a lei cari come i conflitti razziali, l’immigrazione e l’identità sessuale e John Adams compose, nello stile di Porgy and Bess, West side story e L’opera da tre soldi, una serie di canzoni popolari per voci non liriche, inserite in una partitura basata su una strumentazione ricca di suoni sintetizzati e sonorità rock.
Ottimi gli interpreti e meravigliosa la scenografia, costruita da solidi semoventi, sulle superfici dei quali proiezioni grafiche creavano ambienti reali e suggestioni emotive. Molto interessanti i tre personaggi femminili: un’assistente sociale, una giornalista televisiva e un’immigrata sudamericana, che pur travolte da storie d’amore complicate cercano di affermare i loro diritti nei confronti dei loro partner e di una società discriminatoria. In un momento cruciale della vicenda, a loro viene dedicata una canzone dai quattro personaggi maschili intitolata: “Sweet majority population of the word”, uno struggente inno alla maggioranza della popolazione del mondo che occupa con ferma dolcezza quella metà del cielo, che essi scoprono quando crolla il tetto della loro casa per un terremoto che è sia reale che emotivo.