Papa Francesco, ho abortito e non mi pento da “Il Fatto Quotidiano” del 01.09.15
…L’aborto è un’esperienza soggettiva e io non mi permetto di definire in termini universali quel che ho vissuto io. E sono vicina, con tutto il cuore, alle donne che invece volevano un figlio e l’hanno perduto, o non riescono ad averlo nonostante il fatto che si sottopongano a terapie dolorose. Vi sono vicina ma esistono anche quelle come me….
…Un pentimento me lo aspetto dai troppi obiettori di coscienza. Da chi rende inaccessibile la contraccezione d’emergenza. Da chi stabilisce che il tuo corpo, il mio corpo, non è poi così tuo o mio. Quel che infine vorrei dire è “grazie“, alle donne che sono finite in galera per ottenere la garanzia di un diritto del quale io ho fruito. Grazie alle donne che hanno combattuto e che continuano a combattere per quelle che verranno. Grazie alle persone tutte che in anni terribili, quando l’aborto era da noi ancora illegale, si prestavano a fare abortire le donne con l’assistenza data da medici che talvolta finivano in galera. Grazie a chi svela che il business dell’aborto clandestino ha arricchito tanti ipocriti medici, obiettori in apparenza e macellai in privato. Grazie a chi ricorda che l’aborto clandestino è stato causa di tante vite spezzate…
…Allora a Papa Francesco vorrei dire, senza che in me vi sia interesse a legittimare il giudizio morale espresso dalla chiesa cattolica, giacché non abbiamo bisogno del perdono di nessuno né di esprimere pentimento per abbracciare una redenzione. Vorrei solo chiedere se il Papa ha mai pensato alle donne morte di aborto clandestino. Io le ricordo e sono felice di non essere stata una di loro. Ma quel che hanno patito è orrendo e quel che ancora oggi gli antiabortisti vorrebbero far patire alle donne è disumano.
Allora chi deve chiedere “perdono” a chi?