appunti di viaggio
Di ritorno da una breve vacanza di fine stagione salgo su una Freccia di Trenitalia. L’ambiente è confortevole ed ovattato, il treno scivola quasi sui binari tanto che non si ha nemmeno avvertenza della velocità che in alcuni tratti raggiunge e supera i 250 km orari. Le Frecce sono il fiore all’occhiello e l’orgoglio della rete ferroviaria italiana che privilegia alcune tratte come Roma-Milano e Roma-Venezia, ma rimane ferma ai vecchi intercity se non addirittura ai regionali per raggiungere molte altre città del centro-nord, ad eccezione di Bologna o Firenze, quasi uniche fermate intermedie.
Preso posto mi guardo un attimo intorno: molti sono i turisti (richiamati quest’anno più numerosi grazie all’Expo?) che creano un ambiente piuttosto eterogeneo ed internazionale, c’è poi chi viaggia per lavoro ed immagino che molti siano uomini d’affari abituati a spostarsi velocemente da una città all’altra. Si riconoscono facilmente perché, diversamente dai turisti, vestono in giacca e cravatta e non possono fare a meno dei loro strumenti di lavoro: pc e telefonino sempre a portata di mano. Grazie alla copertura di rete anche in galleria sento squillare varie suonerie (debitamente abbassate come raccomanda l’avviso di cortesia per non disturbare gli altri viaggiatori) ed anche se rispondono a bassa voce ma non posso fare a meno di percepire brani di conversazione riferibili ad appuntamenti o incontri… anche il tempo passato in treno deve essere impiegato in modo produttivo per pianificare i vari impegni.
Inizio quindi a sfogliare la rivista gentilmente offerta agli “ospiti” e dedicata a sponsorizzare il miglior Made in Italy: dagli abiti ed accessori firmati ai vini più raffinati, passando per meravigliose proposte di soggiorno nei resort più esclusivi immersi nel verde delle colline toscane o nel blu degli scenari mozzafiato del nostro splendido Sud.
Tutto ciò contribuisce a dare l’idea di essere entrati a far parte, per quelle poche ore di viaggio e grazie al biglietto pagato, di un piccolo mondo privilegiato, quasi protetto dalle comode poltrone e cullato, nelle sue illusioni, dal treno che va veloce e sappiamo bene quanto la velocità aiuti a perdere di vista il dettaglio. Eppure a me non sfugge, tra le pagine satinate della rivista, un breve articolo che racconta invece di un’altra realtà ben diversa da quella descritta finora. Sono dapprima attirata da un numero a 5 cifre, 31.705. Non si tratta degli utili di una azienda e nemmeno dei dividendi di una qualsiasi società quotata in borsa, ma del numero di persone che nel corso del 2014 si sono rivolte ai 15 Help Center presenti in varie stazioni ferroviarie sparse sul territorio nazionale (l’ultimo quello inaugurato a Reggio Calabria il 31 dicembre scorso). Vengono definiti “sportelli-antenna” in cui vengono intercettati i bisogni più urgenti ed assicurata un prima forma di assistenza ed orientamento. Chi sono le persone che si rivolgono a questi Help Center lo sappiamo o lo possiamo immaginare senza troppo sforzo.
Nel Vangelo, al capitolo 15 di Matteo, si legge che «anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Mi è venuta in mente questa frase pensando a come le stazioni abbiano da sempre rappresentato un rifugio per i senza dimora, magari solo una tettoia sopra la testa per non bagnarsi od una panchina su cui allungarsi per dormire, mentre accanto a loro scorre veloce, come le Frecce sui binari dell’alta velocità, il mondo di chi viaggia per turismo o per affari.
“Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.”
[Sandro Pertini]