donne tra teologia del capitale e sirene del fondamentalismo

19 ottobre 2015 di: Augusto Cavadi

Credenti e non-credenti condividono una impostazione che, nei due millenni di cristianesimo, si è radicata in Occidente: esiste il mondo dell’esperienza – quotidiana, etica, scientifica – che ha una propria sensatezza, ma si imbatte in alcuni macigni. Questi macigni sono le grandi religioni istituzionali, in modo particolare le tre religioni del Libro: ebraismo, cristianesimo e islamismo. Esse cadono dal cielo come meteoriti che infrangono la logica umana, costringendo a una opzione radicale: o continuare a pensare oppure compiere il salto accettando dogmi che cozzano contro la ragione. (Un morto ritorna dall’al di là sulla terra, per riprendere l’esempio di Adriana Palmeri).

Anche se filosofia e teologia hanno messo in crisi questa visione verticale, gerarchica, del rapporto fra umano e divino, il cittadino medio – che frequenti o meno le chiese – non ha neppure sentore di questa rivoluzione culturale. Sul numero 148 di Mezzocielo, dedicato alle religioni, non mancano spunti per sondarla.

Un primo spunto è offerto dai contributi ‘storici’ – Rita Calabrese, Anna Scialabba, Silvana Fernandez, Gisella Modica, Shoba – per cui molti credenti, in particolare molte donne – Hildegarda da Bingen, le “beghine”, Simone Weil, Edith Stein, l’induista Mirabai – hanno conciliato, sia pur pagando o rischiando di pagare prezzi elevati – l’appartenenza religiosa con il senso critico e la dignità morale. Adriana Palmeri affronta il tema del rapporto religione-scienza.

Le due voci ‘cattoliche’ – Cettina Militello e Fernanda Del Monte – offrono un’indicazione per fare un passo avanti: i Testi ‘sacri’ vanno decifrati, decodificati, spiegati esegeticamente e interpretati ermeneuticamente. L’indicazione è corretta, ma – a mio avviso – insufficiente. Essa è viziata da un ottimismo ingiustificato. Sostiene la Militello che un “discernimento profondo” ci porterebbe a scoprire un “messaggio, originariamente paritario, che le Scritture veicolano”. Purtroppo questa affermazione è vera solo parzialmente. Correttamente intese, infatti, le Scritture intendono insegnare sia una parità originaria sia una subordinazione originaria della donna al maschio. Non possiamo trattare la Bibbia come gli avvocati trattano i codici, per trarne ciò che conviene e far finta di non vedere ciò che non conviene.

Per approfondire la tematica:

http://www.augustocavadi.com/2015/09/la-rivista-mezzocielo-su-donne- e.html

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement