Se è vero, auguro a Salah di farcela…
Drammatiche e confuse le notizie, consigliabile non esprimere pensieri, che risulterebbero frettolosi e inadeguati.
Una cosa però mi sento di dirla. Salah Abdeslam, uno dei componenti della squadra di assassini del 14 novembre, non si è fatto saltare in aria come prescritto, premendo il bottone della sua cintura esplosiva. Ha cercato di fuggire ed è tornato in Belgio. Ora lo inseguono le polizie di tutta Europa (ovviamente), ma soprattutto i boia dell’Isis, che hanno deciso di giustiziarlo per vigliaccheria, perché dopo l’azione criminale non si è ucciso. Io voglio immaginare il ragazzo Salah, che appare nelle foto segnaletiche con gli occhi sbarrati e un viso rotondo, investito di colpo (ha 26 anni) dal confuso senso della vita, una vita futura che comunque gli spetta, e che prevale sulla promessa del paradiso di Allah. Una visione della vita che gli si è prospettata davanti, e forse proprio dalle immagini di quella Parigi che doveva sterminare: le luci della notte, la musica, forse una donna. E il dito si è rifiutato di premere il bottone.
Dovunque sia e fugga, Salah Abdeslam (se ciò che dicono i giornali è vero), che tu possa in qualche modo salvarti e vivere.
Sî, che possa vivere, perché se morisse, sarebbe ancora un’altra giovane vittima del fanatismo; perché se morisse, il barlume di ragione che gli ha impedito di farsi esplodere si spegnerebbe per sempre; perché se morisse,
i fautori della pena capitale sarebbero soddisfatti.