Attentati Parigi, Valeria Solesin amava i ponti, non i muri da “Il Fatto Quotidiano” del 23.11.15
…I genitori hanno scelto la forma del funerale civile, ma a ricordare Valeria ci sarà il patriarca cattolico ed i rappresentanti della comunità ebraica e musulmana, e la cerimonia sarà anche accompagnata dal ricordo di amiche e amici, compagne e compagni di tante avventure e di tante ore dedicate al volontariato e alla cura degli altri.
Per questo in piazza non mancheranno anche le bandiere di Emergency, che a Venezia ha messo radici profonde e che ha visto Valeria tra le volontarie più appassionate. Gente che ha scelto di “riattaccare” quei pezzi di vita che, altre bombe e altri folli, hanno distrutto in Afghanistan, Iraq, Sudan. Tra i morti di Parigi e i tanti morti senza nome di quelle terre, esistono sicuramente biografie di donne e di uomini, simili a quella di Valeria, segnate dall’impegno per la pace e per il dialogo e stroncate dai signori della guerra e del terrore.
Chi si recherà a Piazza San Marco non dimentichi di ricordare tutte le Valerie che non ci sono più e magari anche le Valerie ancora in vita che, ogni giorno, scelgono di lavorare per prevenire guerre e terrore. Il Comune di Venezia ha scelto di legare il nome di Valeria a quello di un ponte che porta a una delle sedi dell’Università, una scelta giusta, non solo per il luogo, ma anche perché Valeria ha dedicato la sua vita ad abbattere i muri del razzismo e della esclusione sociale e a costruire i ponti dell’ascolto e dell’incontro.