la guerra è guerra
Anche due secoli fa in Europa doveva essere così, quando a Parigi si scatenò l’inferno: tutto un cercare notizie di amici e parenti che avrebbero potuto essere stati coinvolti nelle stragi, il lutto dei benpensanti, la rabbia degli antagonisti, il dolore delle madri e dei padri che avevano perso i figli per cause non naturali. Eppure la guerra e le stragi ahimè sono cause naturali, da noi come in altre parti del mondo, dove da anni tanti padri e madri perdono i loro figli o figli perdono i loro padri, le loro spose, le loro case. E questo accade tutti i giorni, in Siria, in Iraq, in Afghanistan, in tante località più o meno sperdute del Medio Oriente o dell’Africa. Scenari li chiamano, e le vittime sono solo numeri per la maggior parte di noi Europei, quando seguiamo sbadatamente il telegiornale, non ci riguardano, fanno parte della politica.
Poi improvvisamente un attentato o due ci fanno rendere conto che siamo in guerra, e che la guerra è orrore, morte tragica di giovani soprattutto, impegnati a vivere, e ci commuoviamo, ci indigniamo, consideriamo i terroristi bestie immonde, pericoli da eliminare. E poi vediamo in tv la faccia sorridente di un ragazzino che gioca alla guerra e che ci dicono essere il feroce capobanda. Forse assomiglia a qualcuno che vediamo tutti i giorni, e ci fa pena, lui come le altre vittime di queste nuove crociate.
E ci scopriamo impotenti, oltre che inermi, a fermare questo massacro inutile, voluto da capi di mondi lontani, così lontani dalla nostra vita, incapaci di ascoltare le nostre petizioni di pace, che continuano a giocare con gli aeroplanini e i soldatini, per vedere chi è il più forte. E’ ancora la solita, vecchia storia e non ci resta che sperare di sopravvivere.